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Passaporto italiano senza vivere in Italia: scoperto maxi sistema di residenze fantasma in Friuli

Indagine a Moggio Udinese: scoperto presunto sistema di cittadinanze facili per cittadini brasiliani tramite residenze fittizie

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Passaporto italiano - False cittadinanze italiane Udine
Passaporto italiano ( © Depositphotos)

Un’indagine dei Carabinieri di Moggio Udinese, coordinata dalla Procura di Udine, ha portato alla denuncia di sei persone tra ex amministratori, dipendenti comunali e presunti intermediari. L’accusa è di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il meccanismo ipotizzato avrebbe permesso a decine di cittadini brasiliani di ottenere il passaporto italiano in pochi mesi, senza mai vivere realmente in Italia, generando un giro d’affari stimato in oltre 500 mila euro.

Secondo gli investigatori, tra il 2018 e il 2024 ben 84 cittadini brasiliani avrebbero ottenuto la residenza anagrafica sempre nelle stesse due abitazioni del paese, pur non avendovi mai abitato. Questa residenza fittizia sarebbe stata sufficiente per avviare la procedura di cittadinanza tramite ius sanguinis, molto più rapida rispetto all’iter consolare in Brasile.

Il passaporto come obiettivo finale

Per gli inquirenti, il vero interesse dei richiedenti era ottenere il passaporto italiano, documento che garantisce ampia libertà di movimento e maggiori opportunità lavorative in Europa e nel mondo. Una volta ottenuta la cittadinanza, molti di loro avrebbero trasferito la residenza all’estero, in Paesi come Brasile, Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Portogallo e Israele.

In diversi casi, i nuovi cittadini italiani avrebbero perfino ignorato i doveri civici, arrivando a gettare i certificati elettorali ricevuti agli indirizzi dichiarati all’estero.

Il ruolo degli intermediari e le “agenzie” online

Al centro del presunto sistema figurano una 61enne di origine albanese e un 54enne brasiliano, entrambi residenti nel Vicentino. Secondo le indagini, i due avrebbero creato vere e proprie agenzie digitali, offrendo ai clienti un pacchetto completo: finti contratti d’affitto, documentazione anagrafica già predisposta e perfino brevi viaggi in Italia studiati per simulare la presenza fisica necessaria alla richiesta.

Per chi era disposto a pagare di più, sarebbe stata possibile anche una procedura “express”, con cittadinanza ottenuta senza mai arrivare in Italia, grazie — secondo l’accusa — alla complicità di alcuni dipendenti comunali che avrebbero ignorato le incongruenze delle pratiche.

Ogni cittadinanza sarebbe stata pagata circa 6 mila euro, con incassi trasferiti su conti in Irlanda, Regno Unito e Brasile.

Inchiesta ancora aperta

La Procura di Udine, assieme ai Carabinieri, sta ora verificando la posizione dei 84 beneficiari e di tutte le figure coinvolte. L’inchiesta rimane aperta, e non si escludono ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.

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