Cronaca & Attualità
Guida sotto effetto di droghe: nuove regole per i controlli
Una circolare dell’11 aprile cambia le procedure per accertare l’alterazione da droghe alla guida, tra dubbi giuridici e casi controversi.

Una nuova circolare del Ministero delle Infrastrutture, datata 11 aprile 2025, cerca di fare chiarezza sulle modifiche al Codice della strada introdotte con la legge 177/2024, che ha eliminato il riferimento all’“alterazione psicofisica” come requisito per sanzionare chi guida dopo aver assunto droghe. Ma la normativa è finita sotto la lente della Corte Costituzionale su impulso del Tribunale di Pordenone, che ha sollevato dubbi sulla legittimità dell’articolo 187 nella sua versione modificata.
Cambia l’interpretazione: non basta aver assunto droghe
Secondo la circolare ministeriale, non basta più riscontrare la presenza di sostanze stupefacenti nell’organismo: è necessario provare un collegamento temporale tra l’assunzione della sostanza e il momento della guida. In particolare, serve dimostrare che la sostanza sia stata assunta di recente, in un lasso di tempo compatibile con effetti ancora attivi sull’abilità alla guida. Questa precisazione rappresenta un cambio di rotta rispetto alla norma originaria, che puniva anche in assenza di effetti psicofisici manifesti.
Accertamenti più precisi: ecco cosa cambia per le forze dell’ordine
Le forze di polizia dovranno effettuare controlli più accurati. Si comincia con un test salivare preliminare. Se positivo, dovranno essere prelevati due campioni salivari da conservare a 4°C e da inviare a un laboratorio di tossicologia forense. I test dovranno distinguere tra metaboliti attivi, in grado di compromettere la guida, e metaboliti inattivi, che segnalano un’assunzione remota o terapeutica. In quest’ultimo caso, non potrà esserci incriminazione.
Attenzione ai farmaci: esclusi gli usi terapeutici
Un altro punto fondamentale è l’esclusione delle sostanze assunte a scopo terapeutico, come ansiolitici, psicofarmaci o oppiacei prescritti regolarmente. Prima del prelievo, gli agenti devono verificare l’eventuale uso medico di sostanze che potrebbero dare esiti positivi nei test, ma senza alterare le capacità di guida. È un passo importante per tutelare i diritti dei cittadini sottoposti a terapie regolari.
Il caso di Pordenone: farmaci o droghe?
Il caso che ha sollevato la questione di costituzionalità riguarda una donna di Pordenone, coinvolta in un incidente nel dicembre 2024. È risultata positiva agli oppiacei nelle urine, ma le analisi del sangue erano negative. La donna ha spiegato di aver assunto solo Tachidol (contenente codeina) e En (Delorazepam), prescritti dal medico. La giudice per le indagini preliminari Milena Granata, su richiesta del pm Enrico Pezzi, ha quindi trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, affermando che la presenza di sostanze nelle urine non è sufficiente per dimostrare intossicazione in atto.
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