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Martina Oppelli: “Valuto la Svizzera, lo Stato mi abbandona nel dolore”
La triestina Martina Oppelli, tetraplegica, continua la sua battaglia per il diritto al suicidio medicalmente assistito in Italia

Martina Oppelli, 49enne di Trieste, da oltre vent’anni affetta da sclerosi multipla e oggi tetraplegica, ha ricevuto lo scorso 4 giugno il terzo diniego da parte dell’ASUGI (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina) alla richiesta di verifica delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito. La motivazione è la stessa delle precedenti: assenza di trattamenti di sostegno vitale in corso.
Eppure, Martina vive una condizione clinica di costante peggioramento ed è completamente dipendente da cure e assistenza. Utilizza quotidianamente la macchina della tosse per evitare il soffocamento e segue terapie farmacologiche che, secondo la giurisprudenza costituzionale, rientrano nei presidi salvavita.
La risposta dell’ASUGI e la nuova opposizione legale
In risposta al diniego, il 19 giugno i legali di Martina, coordinati da Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, hanno presentato opposizione formale con diffida e messa in mora nei confronti dell’azienda sanitaria. ASUGI ha dichiarato che sarà “immediatamente avviata una nuova procedura di valutazione” da parte della commissione medica.
Filomena Gallo sottolinea come ASUGI stia ignorando la giurisprudenza della Corte costituzionale, in particolare la sentenza 135/2024, che riconosce i presidi utilizzati da Martina come trattamenti di sostegno vitale, la cui sospensione porterebbe alla morte in tempi brevi. “ASUGI sta infliggendo a Martina un trattamento disumano, una forma di tortura”, ha affermato.
Le parole di Martina: “Ho creduto nello Stato, ma ora valuto la Svizzera”
Martina, dal canto suo, ha espresso tutto il suo sconforto in una dichiarazione profonda e toccante:
“Ammetto di non aver considerato di essere obbligata a subire l’ennesima insostenibile estate… ciò che mi rimane è solo una grande stanchezza e la delusione per uno Stato che non risponde alla mia richiesta consapevole”. Non esclude più l’ipotesi di dover partire per la Svizzera, dove leggi più avanzate permettono una scelta che in Italia le viene ancora negata.
La raccolta firme per una legge sul fine vita
Nel frattempo, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sul fine vita, con l’obiettivo di raccogliere 50.000 firme entro il 15 luglio. Il testo sarà discusso in Senato il 17 luglio.
La proposta mira a legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia, con il pieno coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale e tempi certi per le risposte ai malati.
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