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Solo belle canzoni! In diecimila per Sting a Villa Manin

Un’ora e tre quarti da best of della sua carriera e dei Police in trio scarnificato, come alle origini. Entusiasmo per un pubblico accorso anche dall’estero

Massi Boscarol

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foto: ©Simone Di Luca

VILLA MANIN, PASSARIANO DI CODROIPO – Facce che si cercano, token che si calcolano, parcheggi improbabili, occhiali di rappresentanza di una – anzi due – ben determinate marche, adrenalina a mille: ore ventuno o’clock, ma veramente spaccate, a rimarcare il suo essere gentleman english one two three parte uno degli arpeggi più famosi della storia del rock. E quindi Sending another SOS, naturalmente è un putiferio!

Fisico da far invida non più ai figli ma ai nipoti, t-shirt bianca stampata, taglia massimo 48 – ma proprio regalata – minimalismo sul palco, nella musica, per l’approccio. Mezzo nord Italia, Austria, Germania, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia stando comodi: diecimila persone che non hanno mai perso the faith in you, in Sting, e come da seconda canzone in scaletta.

Il pubblico femminile (degli anni Ottanta e Novanta) nel quale ha fatto breccia per presenza, sensibilità, stile, essenzialità, magnetismo, non gli stacca tutt’ora gli occhi da dosso, complici di due maxi schermi. Chitarra, basso, batteria: minimalismo richiamo Police. Qualsiasi cosa lui faccia is magic! La cantano tutte e tutti.

Mezz’ora dopo pare che tutti abbiano trovato il loro approdo a sedere e le note romanticissimissime di Fields of Gold cullano questa pace conquistata in una location che si conferma tra le top di tutto il nordest. Matthew Gordon Sumner dal North Tyneside lancia una freccia in un italiano assolutamente piacevole su liriche di donne sposate… con altri… di biblica memoria, I’m mad about you. E noi di lui.

Ancora quasi mezzo secolo indietro nel tempo segna la lancetta dell’orologio passatista: Wrapped Around your Finger da lacrime agli occhi, avvolte attorno alle dita che stringono bicchieri di birra e magliette souvenir del tour e opuscoli della Capitale Europea della Cultura per una sera decentrata.

Un po’ di fretta forse per già mr yoga, tantra, meditazioni e chi più ne ha più ne metta perchè non lascia nemmeno il tempo dell’applauso ai suoi hooligans tra un brano e l’altro. Ma ecco, a rallentare l’infame clessidra, il momento esotico che ferma per un attimo l’esibizione con la luna del cervo che sale direzione sud-sudest. O così almeno pare. Un attimo dopo un’altra iconica battuta presa in prestito dal mondo reggae rilancia la performance e poi un’altra ancora e ancora un’altra.

Pare che la scenografia sia stata studiata con tempi perfetti dallo staff di Vigna PR perchè un respiro più tardi è la volta di Walking on the Moon, classico tra i classici, proprio come nella Piazza Grande di Palmanova in una lontana estate del 2001.

Fare casino o ora o mai più: So lonely! Ma il pubblico rimane ancora un po’ ingessato, vuoi per l’umidità o il brusco calo delle temperature o una security da semifinale di Mondiale per Club FIFA. Ci vorrà un altro di respiro – questo ancora più proverbiale – a far alzare tutti o quasi e cantare sulle note di Every Breath you Take. Roxanne, per il bis. E poi il saluto finale, intimo, scarnificato, disarmato: Fragile, chitarra, voce ed anima.

Nota super positiva in conclusione: nella società della sovrapproduzione (di qualunque cosa) oggi si distingue chi si espone per sottrazione; less is more ancora una volta laddove il non dir niente vale più di dire qualcosa, soprattutto se quel qualcosa è quello che dicono tutti. Ecco che l’assenza del pistolotto sul clima, che – si badi bene – a lui sarebbe stato assolutamente concesso in quanto assieme a King Charles III, allora Prince of Wales, fu uno degli inventori dell’ecologia pop, è un valore aggiunto (togliendolo) mica da poco. Forse è l’inizio di una nuova fase della musica, e dei musicisti. Solo belle canzoni, e basta. Tanto di cappello!

 

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