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Un viaggio tra arte e fede: il ritorno delle Madonne vestite del Friuli

Un viaggio nella devozione popolare, tra arte, spiritualità e memoria collettiva

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Le madonne vestite del Friuli
Le madonne vestite del Friuli

Udine, 6 agosto 2025 – Un libro che raccoglie, per la prima volta in modo organico, la memoria diffusa e autentica delle statue vestite di Maria custodite in chiese, sacrestie, cappelle private, musei e ancone domestiche del Friuli storico: “Le Madonne vestite del Friuli. Devozione popolare dalla Carnia a Lignano” è un viaggio affascinante e inedito tra arte sacra, spiritualità quotidiana e trasmissione orale, tra mode, stili e tendenze, tra artigianato, oreficeria, scultura e tessitura. È una narrazione corale che intreccia immagini, racconti e testimonianze radicate nel cuore delle comunità.

Il volume, firmato dalla giornalista e scrittrice friulana Paola Treppo e pubblicato da Chiandetti Editore, è il primo capitolo di un progetto in quattro volumi, con il sostegno di Banca 360 FVG-Credito Cooperativo e in collaborazione con la Pro Tarcento.

Frutto di una lunga ricerca sul campo, l’opera porta a riscoprire il valore oggettivo e simbolico delle Madonne vestite in primis, ma anche di Gesù Bambini, Marie Bambine, statue maschili vestite e altre figure devozionali polimateriche, ovvero realizzate in cera, legno, porcellana, vetro, tessuto e altri materiali, espressioni tangibili di una fede radicata e quanto mai concreta: statue pensate per essere abbigliate e periodicamente messe in posa, la cui cura era affidata in via di fatto esclusiva alle donne, custodi silenziose di un patrimonio ancora oggi al centro di viva devozione popolare.

Le Madonne vestite sono opere d’arte rivestite con abiti veri, cuciti e ricamati a mano, spesso ornate con corone, veli, collane e preziosi ex voto. Dalla cura degli abiti alla suggestiva e rituale “vestizione”, ogni dettaglio racconta un gesto d’amore, un’offerta, una protezione chiesta o ricevuta; parla di speranza e della forza di una fede concreta.

Sono testimoni attuali di un rapporto sacro con il femminile e con la vita che non si è mai interrotto nonostante le limitazioni imposte dalla Chiesa nei primi decenni del 1900: furono le comunità a salvarle dal rogo e dalla distruzione, nascondendole in edicole votive, soffitte, campanili, abitazioni private. In Friuli ne sono sopravvissute oltre trecento.

Oggi molti esemplari “esiliati” e dimenticati sono tornati tra noi: diverse parrocchie hanno fatto restaurare questi stupefacenti testimoni del tempo e delle mode, e li hanno riportati trionfalmente nuovamente in chiesa. Quella che raccontiamo è la loro storia: sempre diversa, a tratti rocambolesca, accomunata dalla volontà dei fedeli di non abbandonare, o peggio distruggere, le effigi di questo membro eletto e specialissimo della loro comunità. La storia della Madonna vestite è emblematica di una società resiliente come quella friulana, dove spesso i simulacri polimaterici rimasero al loro posto, come nei paesi della Carnia o in tante località del Medio Friuli.

Il libro è nato grazie al supporto delle comunità locali, che hanno aperto le loro chiese, case e concesso le loro memorie per condividere storie, oggetti e riti. È a loro che l’opera è idealmente dedicata: alla comunità intera, nella figura femminile sacra per eccellenza, la Vergine Maria, icona di intercessione, protezione e amore materno. Contribuisce al volume la studiosa Elisabetta Silvestrini, con un ringraziamento speciale all’antropologo friulano Gian Paolo Gri, che ha spronato a dar voce a questa raccolta unica. L’opera è introdotta dai saluti istituzionali di S.E. Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo di Udine, dell’arch. Valentina Minosi, Soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e di Mario Anzil, Assessore regionale alla Cultura del Friuli Venezia Giulia.

Questo primo volume segna l’inizio di un lavoro editoriale più ampio, dedicato alle tre diocesi friulane (Udine, Gorizia e Concordia-Pordenone) con l’obiettivo di riportare alla luce una storia che appartiene ai nostri nonni, ai nostri avi, per non perdere quel senso di spiritualità che ha animato per secoli le nostre comunità. Una trasmissione del sapere che supera spazi e tempi, e che oggi torna visibile attraverso la voce degli oggetti, dei gesti, della devozione condivisa.

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