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Udine: denuncia il marito per maltrattamenti, ma il giudice la obbliga a mantenerlo

Udine, caso giudiziario controverso: donna condannata a pagare il mantenimento al marito che aveva denunciato per maltrattamenti.

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Tribunale - Maltrattamenti Udine
Tribunale ( © Depositphotos)

Una decisione che fa discutere quella del tribunale civile di Udine, che ha stabilito che una donna dovrà pagare 500 euro al mese di mantenimento al marito, da lei stessa denunciato per maltrattamenti verbali e psicologici. L’uomo, un settantenne, era già stato allontanato con la forza pubblica dalla casa coniugale dopo la denuncia presentata nel settembre 2024, e gli era stato imposto anche un divieto di avvicinamento.

Il provvedimento, come riportano gli atti, era stato adottato “inaudita altera parte”, cioè senza contraddittorio tra le parti. Una condizione che oggi pesa sull’esito della causa civile di separazione.

La vicenda: trent’anni di matrimonio e accuse di maltrattamenti

La storia riguarda una coppia di settantenni sposata da oltre trent’anni e con figli. La donna, dopo anni di presunti soprusi, ha denunciato il marito per violenza psicologica e comportamenti denigratori e aggressivi, anche nei confronti dei figli. Secondo la querela, l’uomo avrebbe tenuto atteggiamenti di sopraffazione fisica e verbale, accompagnati da minacce e umiliazioni, creando un clima familiare di paura e angoscia costante.

Oltre a ciò, la moglie sostiene che il marito abbia vissuto per anni alle sue spalle, senza contribuire al sostentamento familiare. Un’indagine della Guardia di Finanza, disposta dal giudice della separazione, avrebbe infatti accertato che l’uomo è nullatenente e in condizioni di indigenza economica.

La donna, assistita dagli avvocati Giovanna Augusta de’ Manzano ed Emanuele Izzotti, ha presentato reclamo alla Corte d’Appello, che deciderà a dicembre. Nel frattempo, l’assegno dovrà essere comunque corrisposto ogni mese. L’uomo è difeso dall’avvocato Lara Lakic.

“Grave lacuna del sistema giuridico”

Per l’avvocata de’ Manzano, la decisione rappresenta “una grave lacuna del sistema giuridico, che porta a una chiara vittimizzazione secondaria”. Secondo il legale, infatti, “è inaccettabile che una vittima di violenza debba versare somme a favore di chi quella violenza l’ha esercitata per anni, soprattutto quando esistono già provvedimenti di allontanamento e divieto di avvicinamento emessi dallo stesso giudice civile”.

La replica della difesa: “Nessun maltrattamento, solo crisi coniugale”

Di tutt’altro avviso la difesa del marito. L’avvocata Lara Lakic spiega che il provvedimento di allontanamento “è stato adottato solo sulla base delle dichiarazioni della moglie, senza che l’uomo potesse difendersi”. Inoltre, “tutte le richieste di istruttoria presentate dalla donna sono state dichiarate inammissibili, e il giudice civile ha già riconosciuto il diritto del mio assistito al mantenimento”.

Sul fronte penale, il procedimento è appena iniziato: “Siamo alla prima udienza, e confidiamo di poter dimostrare l’estraneità del mio cliente alle accuse”. “Non c’è nessun vuoto normativo – conclude l’avvocata – ma solo una necessaria distinzione tra normali crisi matrimoniali e maltrattamenti penalmente rilevanti”.

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