Cronaca & AttualitàRegione FVG
Addio a Giovanni Galeone, il “filosofo” del calcio friulano
Il calcio italiano e friulano piange Giovanni Galeone, l’allenatore filosofo che trasformò l’Udinese in un simbolo di gioco e passione
Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di Giovanni Galeone, allenatore carismatico e simbolo – anche friulano – di un calcio brillante e coraggioso. Aveva 84 anni e da tempo combatteva contro la malattia. Napoletano di nascita, triestino di formazione e friulano d’adozione, il “Gale” ha intrecciato indissolubilmente il suo destino con quello dell’Udinese, società a cui ha dedicato una vita intera.
Dai campetti di Napoli a Trieste: la nascita di un talento
Il calcio conquista Galeone sin da ragazzo: prima tra i vicoli della sua Napoli, poi sui campi del Ponziana di Trieste, dove si distingue come mezzala elegante e tecnica. Dopo gli anni nelle serie minori – da Monza ad Avellino, passando per Nuoro e Chiavari – nel 1966 approda all’Udinese, allora in Serie C. In bianconero gioca sette stagioni, totalizzando oltre 150 presenze e diventando un simbolo di quel calcio pulito, grintoso e autentico che avrebbe poi insegnato come allenatore.
L’uomo che fece rinascere l’Udinese
Quando nel 1973 appende gli scarpini al chiodo, Galeone non lascia mai davvero il campo. Inizia a formare i giovani dell’Udinese, poi diventa viceallenatore e tecnico della Primavera. Nel 1994 prende in mano la prima squadra, in piena crisi in Serie B. Con coraggio e idee innovative, impone un gioco palla a terra, rapido e offensivo. Nel girone di ritorno i bianconeri volano: promozione in Serie A e una città intera ritrova entusiasmo e orgoglio.
Visionario, maestro e “zonista ante litteram”
Galeone è stato un visionario del calcio moderno, amante del 4-3-3 e della verticalizzazione rapida. Ha lasciato la sua impronta ovunque: a Pescara, dove lanciò futuri allenatori come Gasperini e Allegri, a Ferrara, dove rimase amatissimo, e poi a Napoli, Perugia, Ancona, Como e Spal.
Nel 2006 tornò ancora una volta sulla panchina friulana per salvare la sua squadra del cuore: in otto giornate raccolse 15 punti, centrando una salvezza insperata e regalando ai tifosi un’altra pagina indimenticabile.
L’ultimo saluto a un maestro di calcio e di vita
Serafico, ironico, appassionato, sostenitore del “bel gioco” e del calcio come spettacolo, Galeone ha continuato a vivere il campo finché ha potuto. Solo la scorsa estate aveva fatto visita a Mauro Zironelli, suo ex allievo e tecnico del Cjarlins Muzane.
“Giovanni Galeone ha lasciato un segno nello sport e il Friuli Venezia Giulia lo ricorda con affetto e gratitudine” ha dichiarato il governatore della Regione Massimiliano Fedriga, esprimendo il cordoglio per la scomparsa dell’ex allenatore.
“A Udine e con l’Udinese – ha aggiunto Fedriga – Galeone ha saputo trasmettere la sua passione, il suo stile di gioco innovativo e il suo spirito libero, contribuendo a scrivere una pagina importante della storia calcistica regionale”.
La sua scomparsa lascia un grande vuoto, ma anche un’eredità fatta di passione, coraggio e amore per il calcio vero. Un uomo che ha saputo unire generazioni di tifosi, trasformando ogni partita in un gesto d’arte.
Un simbolo che resterà per sempre
La sua figura resta una pietra miliare nella storia del calcio friulano e italiano. Giovanni Galeone non era solo un allenatore, ma un modo di intendere il gioco: coraggioso, creativo e umano.
Il suo ricordo continuerà a vivere nei campi, nelle parole dei suoi allievi e nel cuore di chi ha imparato da lui che nel calcio, come nella vita, non bisogna mai smettere di crederci.
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