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“Che bello sentir ridere la gente!”
Straordinario successo per L’anatra all’arancia al Teatro di Monfalcone con un Solfrizzi in stato di grazia! Si replica a Codroipo, Maniago e Udine
MONFALCONE – A cinquant’anni di distanza da uno dei capisaldi della commedia all’italiana griffato dalla coppia Tognazzi-Vitti e ad otto dal tentato boicottaggio (finito come da facile previsione a tarallucci e vino) da parte un’attrice locale della versione teatrale con Luca Barbareschi (la fallimentare campagna s’intitolava pensate un po’ #boicottabarbareschi) e Chiara Noschese (figlia di Alighiero, sì quell’Alighiero) sempre per il circuito ERT, ritorna, per il piacere di chi ha ancora voglia di ridere – ridere di gusto, come si faceva una volta! – L’anatra all’arancia, punto di riferimento della prosa feuilleton trasposta in diverse declinazioni ma con un unico minimo comun denominatore: diffondere il buon umore!
Buon umore sarcastico, cinico, corrosivo, crudele, spietato, s’intende: costruito da trabocchetti a 36 machiavellici denti ed umane quanto ridicole miserie, duelli all’ultima battuta vis-a-vis (niente wp audio chilometrici o provocazioni di sponda sui social), volontà di potenza contro sopravvivenza, crisi del matrimonio, crisi della coppia, crisi della società, crisi della crisi… su cui scherzare, lasciarsi andare, burlarsi, scuotere la testa, annuire, dissentire e ancora sorridere.
Scena iniziale, interno notte, una scacchiera, una coppia, due bicchieri di whisky. Che poi diventano quattro, e poi sei, e poi otto, to be continued. Si apre così una partita a scacchi – che proseguirà per l’intera durata della pièce – tra marito e moglie nella più classica storia di tradimenti, sotterfugi, menzogne, iperboli, gelosie, presunte risoluzioni della più classica (anche qui) tra le coppie della borghesia benestante che aspira a di più.
“Non hai mai avuto un sospetto?!” Si ode tuonare dal palcoscenico a cui fa eco un “quando le donne non hanno argomenti ecco che i mariti diventano bugiardi!” La storia più antica del mondo insomma, starring Emilio Solfrizzi ed Irene Ferri. Lui mattatore in stato di grazia, che pare decisamente ispirato al Sordi di Amore mio aiutami e che tiene su tutto lo spettacolo con una forza dirompente; lei, che da il meglio di sè nelle parti drammatiche, come da un Simenon di qualche anno fa claustrofobicamente in quella famosa stanza blu.
Saranno riusciti i soliti noti a forza di manipolazioni a rovinare anche questo classico?! Ci si chiede nel foyer prima dell’inizio: pertanto dopo La tempesta di Shakespeare in chiave ecologista, il Così fan tutte con la schwa finale, (segue lista interminabile di aberrazioni degli ultimi anni) si teme per un’anatra dai tradimenti fluidi o che addirittura la stessa – considerata alimento poco sostenibile e per niente cruelty free, si trasformi in una pietanza più sfiziosa, smart e veggy. Per fortuna non sarà così, in virtù di comicità old school e declinazioni che nulla hanno a che vedere col politically correct. Bentornato buon senso, insomma.
In breve: lui scopre il tradimento di lei, lei vuole lasciarlo per un altro che pare l’opposto di lui. Allora lui passa subito al contrattacco ed inizia a tramare. Lei capisce subito che lui sta tramando, perchè la loro complicità è tale che si capiscono al volo. Anche e soprattutto sulle cattiverie. Arriva la genialata, derivato dalla noia per salvare il matrimonio e la disperazione: invitare per un pranzo (indovinate quale sarà il piatto forte) l’amante di lei e la segretaria di bella presenza e dubbia sostanza di lui per far scoppiare un quarantotto.
Scambi di battute, scambi di camere, scambi di insulti, scambi di bicchieri. Antistaminici, antidepressivi, antidoti, rituali laici per salvare il salvabile. Una caccia metaforica, gli orfanelli, il giardino del peccato, espedienti pantagruelici, ripensamenti, cedimenti. Gioco delle coppie che girano geometricamente in un uno contro uno all’ultima battuta, dalla prima ora all’ultima gaffe e la tela del ragno che si estende sul fato e sul fatto, intervallata da battute iconiche e premonitrici: “oddio, c’è riuscito, ci sta facendo litigare!”. Segue un altro bicchiere di whisky. Poi un altro ancora. E il fattaccio risolutore. E la partenza, senza dimenticare che “partire con una donna significa partire con un problema!” Roba da interrogazione parlamentare, fino l’altro giorno.
Due ore e quaranta che scivolano via leggere, spensierate, gioiose. E si divertono pure loro, in cinque sul palco, perchè nel frattempo si è aggiunta anche la figura materna della colf, uno scalino più disincantata e vipera dei compagni di ventura. Insomma, tre quattro cinque secondi… ed Emilio Solfrizzi non riesce a smettere dal ridere, tanto… tanto fanno ridere quelle situazioni, così improbabili e così vere. Risate così forti da platea e galleria che in certi passaggi non riesci a sentire la battuta successiva, e non hai il telecomando per tornare indietro perchè proprio questo è il bello del teatro. Di quel teatro… che piace a noi! Serata memorabile.
E lo spettacolo, diretto da Claudio Greg Gregori, sarà ospite del Circuito ERT FVG sabato 8 novembre al Teatro Comunale Benois-De Cecco di Codroipo e domenica 9 novembre al Teatro Giuseppe Verdi di Maniago. Tutte le rappresentazioni inizieranno alle 20.45. A collegare le quattro date ERT, tre serate al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: mercoledì 5 e giovedì 6 novembre con inizio alle 20.30, e venerdì 7 novembre con apertura del sipario alle 19.30. Se vi prendono i crampi allo stomaco, non dite che non siete stati avvisati!
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