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Trieste, l’uomo della valigia armata nega tutto

Rinvio per Hasan Uzun, il turco accusato di aver lasciato una valigia con pistola in stazione a Trieste: in aula nuove proteste e accuse respinte

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Tribunale - Valigia con pistola stazione di Trieste
Tribunale ( © Depositphotos)

TRIESTE – “In nome del Papa mi stanno trattenendo qui per niente. In questo stato non ci sono diritti umani”. Con queste parole, urlate ai giornalisti prima dell’udienza, Hasan Uzun, cittadino turco arrestato nel luglio 2024, ha riportato il caso al centro dell’attenzione mediatica. L’uomo è accusato di aver lasciato una valigia contenente una pistola calibro 9 con 14 proiettili nella stazione centrale di Trieste, alla vigilia della visita di Papa Francesco.

L’udienza, presieduta dal giudice Alessio Tassan, si è conclusa con un rinvio. Sono stati fissati per marzo l’esame dei testimoni del pubblico ministero Cristina Bacer, dell’imputato e la successiva discussione.

Le accuse e il ridimensionamento dell’ipotesi attentato

In un primo momento negli atti compariva l’ipotesi di un possibile progetto di attentato al Pontefice, complice la coincidenza temporale. Ma le indagini hanno escluso qualsiasi matrice terroristica. La Questura, con una nota ufficiale, aveva chiarito che Uzun “sembrerebbe essere inserito in circuiti criminali non correlati al terrorismo di qualsivoglia matrice”.

Ora l’imputazione riguarda esclusivamente il possesso e la detenzione dell’arma, abbandonata in un trolley all’interno del bar della stazione. Tra le prove, le immagini delle videocamere che mostrano Uzun mentre lascia la valigia prima di allontanarsi.

Le proteste dell’imputato in aula

Condotto in aula dalla polizia penitenziaria, Uzun – difeso dall’avvocata Francesca Pietrantoni – ha nuovamente dichiarato la propria innocenza, parlando a voce alta nonostante non fosse prevista la sua deposizione. “Mi hanno accusato di terrorismo turco, si sono inventati che volevo uccidere il Papa”, ha dichiarato secondo la traduzione simultanea.

Il giudice lo ha però richiamato alla realtà delle accuse: porto abusivo di arma in concorso. “Non so perché mi stiate facendo questo”, ha ribattuto l’imputato. Nel corso dell’udienza ha anche sostenuto di essere stato minacciato dai suoi precedenti legali, dichiarazione che è stata verbalizzata.

I precedenti episodi in aula

Non è la prima volta che Uzun genera scompiglio. Nella precedente udienza aveva lamentato problemi con l’interprete, sostenuto di non capire il motivo della propria presenza in Tribunale, di non aver bisogno del suo avvocato e di voler “concludere il processo il giorno stesso”. L’udienza era stata quindi sospesa.

Ora il procedimento prosegue verso le prossime tappe fissate per marzo, mentre l’imputato continua a professare la propria estraneità ai fatti.

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