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Poli invernali, nei prossimi due anni previsti investimenti per 9 milioni di euro

L’assessore Bini ha anticipato un cambio di strategia nelle politiche di pianificazione e gestione dei poli sciistici regionali

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FVG – La rinnovata disciplina degli impianti a fune, delle aree sciabili attrezzate e delle piste destinate alla pratica degli sport sulla neve in Friuli Venezia Giulia, nonché le disposizioni in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali previste da legge nazionale, trovano spazio nel disegno di legge 169 che l’assessore regionale al Turismo, Sergio Emidio Bini, ha illustrato alla II Commissione consiliare presieduta da Alberto Budai (Lega). Sul piatto ci sono 9,3 milioni, suddivisi in 4,65 milioni per il 2023 e altrettanti per l’anno a seguire, finalizzati a investimenti da parte dell’ente pubblico economico PromoTurismoFvg e, nello specifico, garantire la sicurezza e l’efficienza degli immobili e degli impianti di proprietà, in gestione diretta o di proprietà della Regione affidati alla gestione e alla vigilanza di PromoTurismoFvg, nonché per l’acquisto, la realizzazione e la manutenzione di immobili, macchinari e attrezzature.
“Vogliamo rendere più efficiente il comparto abrogando le leggi regionali 15/1981, ormai datata, e 27/2006 del settore sport sulla neve, dando anche attuazione al decreto legislativo 40/2022 in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali”, ha spiegato Bini illustrando i punti salienti dei 47 articoli del ddl.

Con i passaggi normativi, Bini ha quindi detto che l’abrogazione della 15/1981 comporta la revisione delle procedure di concessione e autorizzazione degli impianti a fune, operando un’importante distinguo tra impianti che rientrano nella fattispecie del trasporto pubblico locale e impianti che, invece, sono da considerare finalizzati allo svolgimento di attività sportive o ricreative (la grande maggioranza degli impianti a fune esistenti in Fvg è riconducibile a tale seconda categoria, rientrando tra gli impianti di risalita dedicati agli sport invernali, gestiti da PromoTurismoFvg). Le funzioni oggi attribuite alla Commissione regionale impianti a fune e piste sono ricondotte a una più funzionale Conferenza di servizi nell’ottica della semplificazione amministrativa. Ed è individuato un unico centro di sorveglianza sugli impianti a fune (Autorità di sorveglianza), con funzioni appunto di sorveglianza relativamente alla costruzione, all’esercizio e alla manutenzione degli impianti a fune. Si prevede la durata delle concessioni o autorizzazioni alla costruzione e all’esercizio: 30 anni per gli impianti di trasporto di prima o seconda categoria, 20 anni per quelli di terza categoria.
L’assessore ha quindi sottolineato la razionalizzazione dei rapporti contabili con PromoTurismoFvg, ma soprattutto, quali punti politici strategici del provvedimento, l’individuazione dei Poli turistici montani del Friuli Venezia Giulia e gli strumenti pianificatori: Piano neve (“Strumento specifico per acquisire una mappatura degli impianti e delle piste esistenti, ma anche per una razionalizzazione dal punto di vista paesaggistico e ambientale”, ha detto Bini, aggiungendo che va da sé che le aree del Piano neve coincidono con i Poli turistici); programma strategico degli investimenti; registro degli impianti e delle piste.

Quanto ai Poli turistici montani, si tratta di: Sella Nevea, Ravasletto-Zoncolan, Piancavallo, Tarvisio, Sappada-Forni Avoltri, Forni di Sopra, Sauris. I Poli sono individuati nell’ambito delle zone montane della Lr 33/2002 come quei territori caratterizzati dalla presenza di impianti di risalita, piste da sci (tanto da discesa quanto da fondo) e da strutture ricettive che ne caratterizzano la vocazione turistica.
Strettamente correlata a tale mappatura del territorio montano, è l’introduzione di uno specifico strumento di pianificazione: il Piano del Friuli Venezia Giulia. “Si tratta – ha evidenziato Bini – di un’importante novità finalizzata, da un lato, ad acquisire una puntuale ricognizione degli impianti e piste esistenti e, dall’altro, a razionalizzarne la realizzazione in un’ottica di sviluppo mirato del territorio montano nel pieno rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici per uno sviluppo turistico sostenibile”.
Dalle persone chiamate in audizione dalla II Commissione per approfondire le disposizioni del ddl, è emerso che si tratta di un provvedimento sentito come fondamentale dalle categorie, a cominciare dai maestri di sci per passare ai Comuni montani, dove però soprattutto Prato Carnico, Paluzza e Pontebba hanno segnalato la mancanza di attenzione per i poli sciistici minori, all’opposto serve uniformità nella gestione dei poli, con pari garanzia di sicurezza, e negli investimenti, oltre a prevedere maggiori contributi regionali per le spese. Se poi Prato Carnico ha segnalato dei desiderata per la sciovia di Pradibosco, Tarvisio lo ha fatto per la pista di Cave del Predil e lo sviluppo di tutta l’area, Forni Avolti ha chiesto una specifica previsione per il biathlon e il suo poligono e la Federazione italiana sport invernali (Fisi) si è trovata d’accordo che, forse, c’è una dimenticanza per lo sci di fondo.

Alcune criticità specifiche sono state segnalate anche da Legambiente, tra cui mancanze per gli impianti a fune, per la pianificazione del turismo montano e all’interno del Piano neve, ma soprattutto non c’è una disposizione per un’analisi costi/benefici, mentre la definizione di Piano di sostenibilità della pista risulta poco chiara, così come il termine ‘utenza’ utilizzato più volte all’interno del ddl può generare confusione.   Non ultimo, il Comitato italiano paralimpico ha evidenziato che non si parla di obbligo di accessibilità degli impianti e dei servizi, dunque nel testo si dovrebbe inserire la previsione che i nuovi impianti e quelli ristrutturati devono obbligatoriamente essere accessibili ai disabili. La risposta di Bini non si è fatta attendere, è ha ricordato che il tema è affrontato con il recepimento del decreto legislativo 40/2021.

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