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Policlinico Città di Udine: nuovi dati e appello per la Rete Oncologica

Il Policlinico Città di Udine chiede un ruolo attivo nella Rete Oncologica Regionale per il triennio 2025-2027

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Policlinico Città di Udine
Policlinico Città di Udine

La Regione Friuli-Venezia Giulia sta delineando il nuovo Piano della Rete Oncologica Regionale per il triennio 2025-2027, con l’intenzione di convogliare la maggior parte delle attività oncologiche presso le strutture pubbliche. Questa scelta solleva perplessità in alcune realtà sanitarie private accreditate che, a loro volta, mettono in luce la necessità di contribuire alla gestione dei percorsi di cura e di ridurre i tempi di attesa per i pazienti.

Il ruolo del Policlinico Città di Udine

In questo scenario, il Policlinico Città di Udine si fa portavoce di un’istanza importante: essere incluso nel futuro Piano della Rete Oncologica Regionale. La richiesta si basa su un dato fondamentale: il Policlinico ha raggiunto e superato la soglia di 135 interventi all’anno richiesta per diventare parte integrante della Rete Senologica, in qualità di centro “spoke”.

Secondo il Piano regionale, i centri che effettuano un numero minimo di interventi sui tumori mammari possono essere riconosciuti come nodi della rete. Il Policlinico afferma di avere i requisiti necessari e di poter quindi contribuire in maniera significativa alle cure per il tumore alla mammella, offrendo un servizio che, per volume e qualità, rientra nei parametri prefissati.

La posizione di Riccobon

Claudio Riccobon

Claudio Riccobon

Claudio Riccobon, presidente e amministratore delegato del Policlinico Città di Udine, sottolinea come la struttura abbia lavorato intensamente per aumentare il numero di interventi e per garantire standard elevati di qualità. In particolare, Riccobon ricorda:

“Ne abbiamo eseguiti 135, di cui otto bilaterali, un volume che non è raggiunto da altri ospedali pubblici sul territorio. Essere esclusi dal Piano, invece, significa interrompere un’attività chirurgica importante e disperdere competenze professionali qualificate.”

La richiesta, dunque, non si limita a un discorso formale: la struttura teme di dover interrompere la propria attività di chirurgia oncologica, con conseguenze pesanti sia dal punto di vista organizzativo sia per le pazienti che beneficiano di una maggiore tempestività e della libertà di scelta.

Le criticità per i pazienti

Uno dei temi centrali riguarda la tutela del diritto alla salute e la possibilità, per le pazienti, di scegliere dove ricevere le proprie cure. Se il Policlinico non venisse incluso, ci sarebbe il rischio di un ulteriore allungamento delle liste di attesa nelle strutture pubbliche, soprattutto per gli interventi di media-alta complessità. Secondo quanto evidenziato da Riccobon, i tempi di attesa nel Policlinico risultano infatti inferiori rispetto a quelli delle realtà sanitarie pubbliche.

Inoltre, l’esclusione comporterebbe una contraddizione rispetto a quelle che sono le finalità di programmazione sanitaria di molte Regioni, come il Veneto e l’Emilia Romagna, che collaborano attivamente con il privato accreditato per garantire servizi efficaci e ridurre i costi.

Il tetto del 6% e la proposta di ampliamento

Un punto focale della discussione è il tetto del 6% fissato per le prestazioni erogate dal privato accreditato. Da tempo, il Policlinico Città di Udine sostiene che innalzare questa percentuale potrebbe risolvere diversi problemi legati alla saturazione delle strutture pubbliche:

“Se quella percentuale fosse alzata – continua Riccobon – la partita dei tempi di attesa di tante prestazioni, anche complesse, potrebbe essere chiusa molto facilmente e con costi certi.”

L’ipotesi di coinvolgere di più le strutture private, per Riccobon, non significherebbe sostituire il pubblico, ma affiancarlo in un’ottica di miglioramento complessivo.

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