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Regolamento UE imballaggi: dubbi sui vasi florovivaistici

Confagricoltura Fvg lancia l’allarme sul nuovo Regolamento europeo: troppa incertezza sulla classificazione dei vasi da florovivaismo

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Florovivaismo in fiera
Florovivaismo in fiera

Il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR), la cui entrata in vigore è attesa per l’estate del 2026, introduce importanti novità anche per il settore florovivaistico. In particolare, solleva interrogativi sulla classificazione dei vasi per fiori e piante: saranno considerati imballaggi oppure no?

A oggi non c’è una risposta chiara, e questa incertezza normativa sta generando confusione e costi potenziali aggiuntivi per le aziende del settore.

Il punto di Confagricoltura Fvg

Secondo Confagricoltura Fvg, il testo normativo presenta contraddizioni interpretative. La normativa comunitaria esclude dagli imballaggi i vasi impiegati nei rapporti tra imprese o venduti insieme alla pianta. Tuttavia, viene limitata l’esclusione al solo circuito B2B interno al florovivaismo, escludendo quindi le relazioni tra produttori e distributori, anche se si tratta comunque di rapporti tra imprese.

«Il rapporto tra florovivaista e GDO è pur sempre un rapporto B2B – sottolinea il presidente regionale Philip Thurn Valsassina –. Serve chiarezza sul momento in cui scatta l’obbligo contributivo, che a nostro avviso dovrebbe attivarsi solo al passaggio verso l’utilizzatore finale».

Vasi ornamentali ed etichettatura: altri nodi da sciogliere

Altro aspetto critico è legato alla funzione del vaso. Secondo la normativa, i vasi con funzione anche decorativa o ornamentale non dovrebbero essere classificati come imballaggi. Ma chi stabilisce i criteri estetici? E per quanto tempo il vaso deve rimanere con la pianta?

Anche qui, per Confagricoltura Fvg servono regole precise, poiché ogni interpretazione soggettiva ricadrebbe sull’azienda florovivaistica.

Inoltre, viene evidenziato il problema dell’etichettatura obbligatoria. Se un vaso viene considerato imballaggio solo al momento della vendita alla GDO, sarà il florovivaista – e non il produttore del vaso – a doverlo etichettare, con un ulteriore onere burocratico ed economico.

Un settore importante che chiede certezze

Nel solo Friuli-Venezia Giulia, il comparto florovivaistico conta 110 aziende, con un fatturato superiore a 64 milioni di euro. Un settore vitale, che chiede solo di poter operare con regole chiare e condivise.

«Chiediamo che la Commissione europea si esprima con chiarezza e uniformità sulla natura dei vasi – conclude Thurn Valsassina – affinché si possano definire in modo inequivocabile obblighi, competenze e coperture dei costi legati alla gestione e raccolta di questi materiali».

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