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Allarme a Miramare: riemergono ordigni della Seconda guerra mondiale, intervento urgente della Marina militare

Rinvenuti almeno nove ordigni della Seconda guerra mondiale a Miramare: domani l’intervento di recupero e brillamento in mare

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Castello di Miramare, Trieste
Castello di Miramare a Trieste ( © Depositphotos)

Sono stati rinvenuti diversi ordigni bellici risalenti alla Seconda guerra mondiale all’interno dell’Area Marina Protetta di Miramare, in una zona situata oltre cento metri a sud della Riserva. Si tratta con ogni probabilità di materiale un tempo custodito nel vecchio deposito militare che sorgeva sulla spiaggia del castello. Il numero esatto non è ancora definito, ma si parla di almeno nove bombe, oltre a due casse di tritolo.

L’intervento della Marina militare

Nella giornata di domani entrerà in azione il Nucleo Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi della Marina militare italiana, che provvederà al recupero del materiale bellico. Gli ordigni saranno poi trasportati in un’altra area a mare, individuata come idonea per essere fatti brillare in sicurezza.

A coordinare l’operazione odierna è stata la Capitaneria di porto, dopo che il ritrovamento era stato segnalato dai sommozzatori del Nucleo di San Benedetto del Tronto, impegnati in attività di monitoraggio del fondale in occasione della Barcolana.

Il passato del deposito militare americano

Il deposito da cui provengono gli ordigni era stato realizzato dagli americani durante gli anni del Governo Militare Alleato. Ancora oggi, osservando la zona dall’alto, è possibile scorgere i resti — ormai sommersi — del pontile temporaneo costruito per proteggere la costa dalle mareggiate. In passato, forti libecciate o sciroccate hanno più volte insabbiato o riportato alla luce reperti e manufatti nascosti sul fondale sabbioso e fangoso.

La rassicurazione della Riserva di Miramare

La Riserva ha voluto tranquillizzare cittadini e visitatori: “La zona del rinvenimento è molto distante dalle aree frequentate d’estate da centri estivi, snorkelers, subacquei e dai siti monitorati dai nostri ricercatori”, spiegano i responsabili.
L’area interessata dal ritrovamento è infatti soggetta a un’ordinanza di interdizione totale, che impedisce qualsiasi attività fino al completamento delle operazioni di bonifica

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