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Per l’Istat il Fvg è tra le regione più “vecchie” d’Italia: la Regione corre ai ripari

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UDINE – “La sfida che l’Occidente deve darsi per garantire a sé un futuro è la natalità. Questa è una delle battaglie più importanti per dare prospettiva alla famiglia”. Questo il concetto espresso dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, all’apertura dei lavori degli Stati generali della famiglia che si sono svolti in sessione plenaria a Udine, nell’auditorium Comelli della Regione.

Fedriga ha ricordato come l’avvio del suo mandato sia stato caratterizzato proprio dalla creazione di uno specifico servizio per la famiglia all’interno della struttura amministrativa regionale con cui sono state definite puntuali politiche sostenute da ingenti contributi economici. “C’è stato un deciso cambio di passo rispetto al passato – ha sottolineato il governatore -; abbiamo triplicato le risorse per l’abbattimento delle rette negli asili nido, abbiamo investito 10 milioni di euro nello sconto sul trasporto scolastico sia urbano che extraurbano, abbiamo garantito un bonus alla natalità per tutti gli anni dell’attuale legislatura, investito 1,5 milioni di euro sul diritto allo studio, introdotto incentivi per le assunzioni di mamme con bimbi di età inferiore a 5 anni, contributi per i centri estivi e per le baby sitter e molto altro ancora”. Uno sforzo che Fedriga considera “ingente ma non sufficiente, poiché richiede l’avvio di un percorso culturale di sensibilizzazione per superare il problema della denatalità che stiamo riscontrando a livello nazionale e in maniera più accentuata nella nostra regione”.

I dati Istat collocano il Friuli Venezia Giulia tra le regioni più “vecchie” di Italia: l’incidenza della popolazione anziana è pari al 26,4%. Più di 1 persona su 4 ha superato 65 anni e il tasso medio di fecondità è pari a 1,23 figli per donna, valore inferiore sia al dato nazionale (1,29) sia a quello del Nordest (1,35). A livello demografico nazionale, negli anni ’50 il rapporto era di 2 nati per ogni morto, nel 2019 è diventato di 2 nati ogni 3 morti. L’evento chiude un percorso partecipativo snodatosi tra settembre e ottobre in quattro incontri (dedicati rispettivamente a famiglia e lavoro, crescita dei figli, povertà ed esclusione sociale, previdenza complementare e quoziente famigliare), e apre la strada alla redazione e all’approvazione di una nuova legge regionale sulla famiglia. “La sfida non si esaurisce con una norma seppure il Friuli Venezia Giulia sarà la prima regione italiana a dotarsi di una legge organica” ha puntualizzato il governatore, cogliendo le parole del vescovo di Udine Andrea Bruno Mazzoccato, che ha portato i saluti di tutti i quattro vescovi della Regione in apertura dei lavori, per aprire una riflessione sul concetto di famiglia che starà alla base della legge: “falliremo l’intento e non riusciremo a individuare un obiettivo chiaro se diciamo che qualunque cosa è famiglia” ha affermato Fedriga. All’evento ha preso parte in collegamento da Roma anche il ministro per le Pari opportunità e famiglia, Elena Bonetti, che ha posto l’accento sul concetto di genitorialità e di famiglia come comunità collocata in una dimensione sociale e relazionale, così come incluso nel Family Act approvato a giugno. Bonetti ha inoltre confermato che dal 2021 sarà attivo l’assegno unico universale per i figli dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni.

Il ministro ha quindi accolto l’invito del governatore Fedriga a convergere i vari livelli istituzionali su un dibattito che attiene a politiche di tutti. A chiudere i lavori l’assessore regionale alla Famiglia, Alessia Rosolen, che ha delineato i capisaldi della nuova norma organica regionale. “Gli interventi saranno trasversali – ha spiegato Rosolen – e riguarderanno l’educazione, la conciliazione e l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegno economico nelle fasi più fragili della vita”. Il presupposto della norma è il calo demografico a cui la legge intende porre un argine. “I temi e le azioni su cui dobbiamo concentrarci sono soprattutto quelli del lavoro, dove le donne lavorano di più se fanno più figli e i temi di prospettiva rispetto a cosa vogliamo per questa comunità regionale non solo in termini di benefici economici ma di accompagnamento nella società futura, dove la famiglia è il perno di questa comunità” ha detto Rosolen. In questa visione per l’assessore “la donna ha una centralità legata al tema del lavoro, ma ce l’ha assieme all’uomo, alle reti famigliari, al sostegno della pubblica amministrazione. Laddove lo stato sociale è più forte la famiglia si sviluppa di più, le donne lavorano di più e fanno più figli”.

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