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Cronaca & Attualità

Nuovo anno accademico dell’UniUd, Pinton: «Elevare la qualità di didattica e ricerca»

Cerimonia, per la prima volta, nell’aula “Marzio Strassoldo”. Iscrizioni cresciute del 5 per cento nell’anno accademico 2023-2024

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UDINE – «Elevare la qualità della didattica, della ricerca, dei processi di gestione e porre al centro della propria attività l’inclusione e l’accompagnamento degli studenti e delle studentesse lungo tutto il percorso accademico così da consolidare progressivamente il suo ruolo sociale». Questi gli obiettivi dell’Università di Udine esposti oggi dal rettore Roberto Pinton all’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024, il 46 esimo della storia dell’Ateneo. «Tutte le attività intraprese – ha sottolineato il rettore – seguono il percorso di realizzazione del Piano strategico iniziato nell’autunno 2022». La cerimonia si è svolta, per la prima volta, nell’aula “Marzio Strassoldo” del polo economico-giuridico. Dopo il rettore sono intervenuti, per l’Ateneo friulano, i rappresentanti degli studenti, Rachele Ughetti, del personale, Francesca Giannelli, e il professor Silvio Brusaferro, che ha tenuto la prolusione. Per le istituzioni, hanno preso la parola l’assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia, Alessia Rosolen, e il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni. A svolgere la lectio magistralis è stata la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza.

Prima di iniziare la relazione il rettore ha proposto l’immagine di Palazzo Florio illuminato di rosso per ricordare Giulia Cecchettin e, ha ribadito, «la ferma condanna di ogni tipo di violenza e abuso contro le donne». Per questo, ha detto, «abbiamo altri simboli, come le panchine rosse disseminate nelle nostre sedi, ma anche azioni concrete, come il premio di laurea Silvia Gobbato». La praticante avvocata, laureatasi all’Università di Udine, uccisa barbaramente dieci anni fa. Fra le altre attività concrete il rettore ha citato il corso sulle pari opportunità e quello sulla medicina di genere, il Bilancio di genere e il Gender equality plan. L’Ateneo, ha affermato, «condanna ogni forma di violenza e ha aderito alla Rete delle università italiane per la pace…e si impegna per favorire il dialogo e lo sviluppo di una cultura del rispetto e della tolleranza. Dobbiamo e vogliamo fare di più assieme a tutti coloro che credono nel valore dei simboli e nella forza delle azioni».
Ammontano a 30 milioni di euro le risorse previste dal Piano strategico di Ateneo 2022-2025. Di questi, «8,5 milioni – ha detto Pinton –, servono per realizzare i piani strategici dei singoli dipartimenti, sviluppati su tre linee: didattica, 1,2 milioni, progetti di ricerca interdipartimentale, 4 milioni, e progetti di ricerca dipartimentale, 3,3 milioni». Altri 4,1 milioni sono previsti, ha evidenziato il rettore, «per sviluppare azioni di Ateneo incentrate sull’incremento delle borse di dottorato e sul potenziamento della didattica e dei servizi agli studenti». Per la «realizzazione di progetti di edilizia universitaria, come nuove costruzioni, ristrutturazioni e ampliamenti di edifici esistenti, le risorse a carico dell’Ateneo sono 15,9 milioni – ha detto il professor Pinton –, cofinanziati dal Ministero dell’università e della ricerca». Infine, sono previsti «1,5 milioni a parziale finanziamento di interventi di efficientamento energetico sugli edifici di Ateneo».

A quarantacinque anni dall’ingresso dei primi studenti nelle aule (il 2 novembre 1978), «l’attrattività dei corsi di studio dell’Ateneo friulano – ha evidenziato il rettore – trova ancora riscontro nella crescita delle immatricolazioni, più 5 per cento nell’anno accademico 2023-2024». Per Pinton «particolarmente interessante è l’incremento nelle sedi di Gemona del Friuli, più +26 per cento, e Gorizia, più 24 per cento, mentre a Pordenone si consolidano i numeri dei corsi ad accesso programmato, a dimostrazione dell’efficacia dell’offerta formativa proposta esclusivamente in quelle sedi».
L’Ateneo ha avviato la progettazione di un nuovo corso di laurea triennale in Ingegneria per l’energia presso la sede di Pordenone. «L’affermazione del ruolo sociale di un Ateneo – ha ribadito Pinton – dipende anche dalla capacità di valorizzare le vocazioni del territorio in cui opera».
«L’Ateneo – ha proseguito Pinton – da sempre propone agevolazioni economiche per l’iscrizione e la frequenza. È stata, inoltre, introdotta una tassazione agevolata per gli studenti con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), integra i benefici già previsti per gli studenti con profilo a tempo parziale e per gli studenti genitori». Numerose, inoltre, le attività di orientamento in ingresso. In aggiunta a queste attività sono stati offerti 40 percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento che hanno visto più di 1500 studenti delle scuole superiori iscritti. È stato inoltre avviato un progetto finanziato in ambito Pnrr, che ha portato a 22 accordi con le scuole per l’erogazione di corsi di orientamento a 1400 studenti.

Dal 2018 al 2022 la percentuale delle entrate da bandi competitivi è passata dal 9 al 72 per cento. Un dato, ha commentato il rettore Pinton, «che testimonia l’utilità degli investimenti sostenuti dall’Ateneo negli ultimi anni per promuovere la progettualità scientifica». Nell’anno sono stati assunti, mediante piani straordinari di reclutamento, 56 giovani ricercatori e bandite 177 posizioni per assegni di ricerca. Dal 1991 sono 272 i brevetti e le privative vegetali che fruttano annualmente ricavi nettamente al di sopra della media delle università italiane. «La vocazione dell’Ateneo per il trasferimento tecnologico – ha detto il rettore Pinton – trova chiaro riscontro nell’attività di brevettazione e nella realizzazione dell’Uniud Lab Village, luogo di incontro tra mondo della ricerca e imprese, sostenuto dal Ministero dell’università e della ricerca, dalla Regione e dalla Fondazione Friuli». E proprio la Fondazione Friuli al Lab Village ha dedicato il tradizionale annuario 2023.
«Si stanno completando – ha annunciato Pinton – due importanti interventi di riqualificazione energetica degli edifici dell’Università». Riguardano, rispettivamente, il risparmio energetico, con la sostituzione di circa 17mila corpi illuminanti con luci a led, e la produzione di energia da fonti rinnovabili grazie all’installazione di quattro nuovi impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di quasi 1 MegaWatt.
L’Ateneo ha partecipato a un bando del Ministero dell’università e della ricerca per il cofinanziamento di progetti in ambito edilizio, presentando sei proposte per un valore complessivo di circa 39 milioni di euro. In particolare, grazie alla quota di finanziamenti già assegnati a giugno sono partiti i lavori per realizzare la nuova sede del Dipartimento di Area medica, che ospiterà i corsi di laurea in Medicina e chirurgia e delle Professioni sanitarie. Il progetto – improntato a sostenibilità ambientale, efficienza energetica e anti-sismicità – prevede due corpi distinti: uno per la didattica e uno come sede dipartimentale e dei laboratori di ricerca, funzionali anche a un potenziamento dell’offerta formativa in ambito medico e sanitario. A breve inizierà, inoltre, la costruzione del nuovo complesso didattico con due aule da 150 posti ciascuna, più i posti riservati agli studenti disabili, a fianco della nuova sede del Dipartimento di Scienze giuridiche.

L’Ateneo ha dato vita, congiuntamente all’Istituto di genomica applicata (Iga) e con il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione per la ricerca genomica ed epigenomica (Forge). Suoi obiettivi sono, tra gli altri: valorizzare un’eccellenza regionale, unica nel panorama nazionale, in un settore ad alto tasso di sviluppo; consolidare e far crescere un centro regionale di avanguardia nel campo della genomica e più in generale, nel settore delle scienze della vita; trattenere giovani talenti e attrarne di nuovi da altre regioni e nazioni; sviluppare il filone delle attività di ricerca applicata con le imprese (agrifood e life science). Inoltre, per consolidare lo stretto legame con il territorio che l’ha fortemente voluta, l’Università di Udine ha anche deciso di istituire la Fondazione Attilio Maseri, che intende promuovere iniziative di sostegno per studenti meritevoli dell’Ateneo. Lo scopo sarà conseguito mediante l’utilizzo dei beni immobili per attività didattiche e per eventi di natura culturale.
La rappresentante degli studenti, Rachele Ughetti, presidente del Consiglio degli studenti, ha esordito ricordando la tragedia di Giulia Cecchettin. «L’ennesima vittima di quella violenza machista che permea la nostra società patriarcale» ha detto, evidenziando quindi di ritenere «imprescindibile che l’università e l’istruzione…si prodighino per formare una coscienza collettiva che ci educhi a un’affettività». Ughetti ha sottolineato come il diritto allo studio è «chiave essenziale per il pieno sviluppo individuale e per la realizzazione di una società equa» e ha criticato l’«approccio basato esclusivamente sul merito e sulla premialità». Invece, secondo la presidente del Consiglio degli studenti «anziché migliorare le condizioni di vita, il sistema universitario nel 2023 esaspera le disuguaglianze e peggiora lo stato di salute mentale». Ma ciò che maggiormente preoccupa gli studenti, sottolinea Ughetti è «il vuoto lasciato dal complesso di Viale Ungheria, che non era solo una Casa dello Studente, ma un autentico luogo di aggregazione universitario in centro città…una voragine che non è stata colmata da un piano di investimenti pubblici di ampio respiro, ma da una serie di soluzioni, quali un affitto ad interim di un ex-albergo con i fondi straordinari del Pnrr e una serie di convenzioni insufficienti per coprire il servizio di ristorazione, di cui da tempo denunciamo la natura temporanea e dispendiosa e neppure pienamente efficace». Ughetti ha poi definito «imprescindibile un dialogo che tenga conto anche della voce degli studenti che si esprimono attraverso la loro rappresentanza». Ha poi chiesto «politiche che rimuovano gli ostacoli economici e didattici». Infine ha ribadito il ruolo della rappresentanza studentesca, quello di «portare alla luce» gli ostacoli «che si frappongono al raggiungimento del pieno diritto allo studio e batterci perché possano essere rimossi».
La rappresentante del personale, Francesca Giannelli, componente del Senato accademico, ha fatto riferimento agli «stipendi inadeguati» e a «un contratto in fase di rinnovo e già scaduto e con risorse erose dall’inflazione». Ha inoltre parlato «di un governo che…ignora la necessità e l’importanza di investire in università e ricerca». All’Ateneo ha ribadito la richiesta di «trasparenza, rispetto e pari dignità per tutte le componenti» e la «risoluzione del problema del sotto inquadramento e opportunità di carriera». Giannelli ha aggiunto che «rimane da risolvere la questione del personale tecnico dei dipartimenti, che svolge con continuità attività di ricerca scientifica e didattica». La soluzione, secondo la rappresentante del personale, è equipararli «al profilo del tecnologo a tempo indeterminato degli enti di ricerca». Giannelli ha anche chiesto «nuove assunzioni…a tempo indeterminato…per far fronte ai pensionamenti e a scadenze e incombenze sempre più pressanti». Tenuto conto, ha aggiunto, che «non è più possibile la stabilizzazione del precariato, portando a perdere professionalità già formate». Ha ribadito la richiesta «di avere maggiore rappresentatività e di essere presenti anche in Consiglio di amministrazione». Alle studentesse e agli studenti che hanno scelto l’Ateneo di Udine ha sottolineato: «faremo, come sempre, del nostro meglio per offrire un’università accogliente, motivante e ricca di prospettive e opportunità».

Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, al suo primo intervento ufficiale all’Università in veste di primo cittadino ha ricordato come l’Ateneo friulano «ha fatto un lungo percorso da quanto è nato, riuscendo a coniugare territorio a accademia». Udine, ha detto, «è diventata una città universitaria e noi ne siamo fieri. In questi giorni – ha annunciato – stiamo lavorando per cercare di aprire al pubblico i giardini del Palladio di Palazzo Antonini Maseri. Inoltre, per i prossimi anni vorrei fare un percorso comune con l’Università. A Friuli Doc mi piacerebbe aprire una sezione UniDoc. E anche per la richiesta di riconoscimento Unesco per il Castello di Udine l’Università deve essere coinvolta». Ha quindi rivolto un appello a tutte le istituzioni «a lavorare assieme perché – ha sottolineato – i successi nascono dalle alleanze e il territorio ha bisogno di forti alleanze». Infine ha ricordato come l’università, in generale, «è la più grande produttrice di esodi di massa: l’esodo dall’ignoranza».
L’assessore regionale all’università e alla ricerca, Alessia Rosolen, ha sottolineato come «il ruolo dell’università è agire e interagire». La principale finalità della Regione, ha evidenziato, «è favorire l’attrattività e la qualità del territorio per nei confronti degli studenti». Sul ruolo dell’università nella società ha spiegato che «la prossima transizione da immaginare è quella sociale, basata sul senso di appartenenza, di comunità e di territorialità, in senso ampio. Tutte qualità – ha evidenziato – che l’Università di Udine già possiede». L’Ateneo friulano, ha affermato Rosolen, «ha agito e agisce in maniera importante su due aspetti fondamentali della transizione sociale: la multidisciplinarietà e l’internazionalità. Il ruolo della politica – ha specificato – è essere al fianco di chi immagina e prevede nuovi percorsi e l’Università di Udine ha già le capacità per accompagnare la società nel prefigurare questa transizione che ormai riempie la nostra quotidianità».
“Ricerca e innovazione: quali prospettive per l’Italia?” è stato il tema al centro della lectio magistralis svolta dalla presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Maria Chiara Carrozza. La presidente ha ricordato la storia centenaria del suo istituto di ricerca «che sta ora cercando di diventare sempre più internazionale, sempre più inserito nel sistema europeo della ricerca insieme a molte università italiane». Il Cnr, ha sottolineato Carrozza, «funziona bene quando lavora con le università italiane, non può sopravvivere senza un legame fortissimo con le università». Ha poi marcato il fatto che «il processo che va dalla ricerca all’innovazione è diventato molto rapido e che senza un investimento nella ricerca fondamentale nelle infrastrutture e nei talenti e nei talenti non possiamo pensare di rimanere un Paese manifatturiero e competitivo».
Il professor Silvio Brusaferro, nella prolusione incentrata sul tema “Salute e benessere per le comunità: il contributo della Sanità pubblica”, ha ribadito che «la Sanità pubblica è uno strumento fondamentale per garantire salute e benessere alle nostre comunità a livello locale e globale». Questo, ha detto, «comporta una consapevolezza e un impegno attivo delle persone e delle comunità nelle scelte che coinvolgono tutti gli aspetti di vita» e la «ricerca del punto di equilibrio tra l’esercizio delle libertà del singolo e le esigenze della comunità».
La recente pandemia, ha affermato Brusaferro, «ci ha reso più consapevoli della interdipendenza tra dimensione locale e globale» e del «doppio filo che lega salute e benessere per cui non c’è crescita senza salute e non c’è salute senza crescita». Tutto questo, secondo l’ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, «richiede uno sforzo straordinario nell’aggiornare e adattare visione, strategie e azioni di Sanità pubblica a livello globale e di Unione Europea. Per l’Italia questo significa in primis rafforzare e aggiornare il Servizio sanitario nazionale salvaguardandone i valori e i principi e rendendolo sostenibile».
Per poterlo fare al meglio, secondo il professor Brusaferro, «sono necessari…investimenti sulla ricerca e sui professionisti del settore e sulla loro formazione. E qui è fondamentale il ruolo delle Università con la loro capacità di contemperare universalità e radicamento nel territorio che l’Ateneo di Udine ben testimonia».
Si tratta, ha aggiunto, «di scelte e investimenti che richiedono tempi lunghi, coordinamento tra i diversi settori, continuità e coerenza per poter render evidenti e persistenti i loro effetti». È particolarmente importante, per Brusaferro, «essere consapevoli che i programmi di Sanità pubblica debbono essere supportati e mantenuti anche quando il problema per cui sono stati attivati sembra non essere più visibile o avere dimensioni limitate». I risultati e le conquiste raggiunti, ha sottolineato, «sono infatti reversibili e solo grazie a continui investimenti e alla continua attenzione possiamo controllare i rischi, modellare i determinanti di salute e garantire capacità e flessibilità di risposta nel momento in cui si propongono nuovi e inaspettati rischi ed emergenze». Proprio per questo, secondo il professor Brusaferro, «comunicare e rendere evidenti i benefici che i programmi di Sanità pubblica apportano alla salute di ognuno, è urgente anche per rafforzare la fiducia nelle istituzioni, elemento riconosciuto come determinante rispetto alla efficacia della risposta alle crisi e alle emergenze».
Oggi, ha evidenziato il prolusore, «il contesto storico ci chiede attraverso le nostre scelte personali e di comunità e attraverso le priorità che attribuiamo ai nostri investimenti di contribuire a definire la salute e il benessere presenti e futuri». In conclusione, Brusaferro ha ribadito che «la Sanità pubblica, con la sua storia, i suoi strumenti tecnico-scientifici e i suoi professionisti, è uno strumento prezioso da garantire e rafforzare per aiutarci a costruire il presente e a immaginare il futuro». La cerimonia si è conclusa con l’inno Gaudeamus igitur eseguito dal coro “Gilberto Pressacco” accompagnato dall’Orchestra dell’Ateneo diretti dal maestro Fabio Alessi.

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