La Fp Cgil di Udine lancia un nuovo allarme sulla situazione del personale sanitario in Friuli-Venezia Giulia. Quasi 200 infermieri hanno lasciato l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (ASUFC) negli ultimi tre anni, e il sindacato richiama l’attenzione sulle cause che stanno portando a una vera e propria fuga verso il settore privato.
In concomitanza con la tappa udinese della campagna nazionale Curiamoci di noi, il segretario della Fp Cgil di Udine, Andrea Traunero, ha sottolineato l’urgenza di adottare misure per arginare l’emorragia di personale e migliorare le condizioni lavorative.
Personale sempre più anziano e stressato
Tra il 31 dicembre 2021 e il 31 agosto 2024, 217 dipendenti del comparto sanitario hanno lasciato l’ASUFC. Di questi, ben 177 sono infermieri, mentre i restanti sono professionisti come tecnici e riabilitatori. Il problema non è solo numerico: il personale rimasto è sempre più anziano e debilitato, con un crescente numero di lavoratori inidonei a causa di patologie legate allo stress e alle difficili condizioni di lavoro.
“Le condizioni di lavoro sono insostenibili“, ha spiegato Traunero. I turni sono pesanti, spesso prolungati da straordinari non previsti e continui richiami in servizio. Tutto questo, unito a salari fermi al livello del 2022, rende il settore pubblico sempre meno attrattivo. Secondo la Cgil, il potere d’acquisto dei salari è sceso di almeno il 15% a causa dell’inflazione, senza contare che i lavoratori non vedono prospettive di miglioramento nel breve termine.
La fuga verso il privato: una realtà preoccupante
Molti operatori sanitari, ha evidenziato Traunero, hanno scelto di lasciare il servizio pubblico a favore del settore privato, dove le condizioni di lavoro sono spesso migliori e gli stipendi più competitivi. “Senza interventi concreti,” ha affermato il segretario della Fp Cgil, “il settore pubblico non sarà più in grado di trattenere i suoi professionisti, e questo mette a rischio l’intero sistema sanitario regionale”.
Gli OSS non bastano a colmare il vuoto
Sebbene il numero totale dei dipendenti della ASUFC sia rimasto stabile grazie all’assunzione di nuovi operatori socio-sanitari (OSS), la loro presenza non può compensare la mancanza di infermieri e altri professionisti sanitari specializzati. Gli OSS svolgono un ruolo fondamentale, ma, come evidenziato da Traunero, la loro professionalità e dedizione non sono sufficienti a colmare il vuoto lasciato dagli infermieri.
Cgil: incentivi economici e nuove regole per i corsi universitari
Per fermare la fuga di professionisti e rilanciare il sistema sanitario pubblico, la Fp Cgil propone alcune soluzioni urgenti. In primo luogo, sono necessarie assunzioni mirate e un adeguamento dei salari per rendere il settore pubblico competitivo rispetto al privato.
Ma non è tutto. Il sindacato chiede anche migliori incentivi economici, possibilmente a livello regionale, e una revisione delle regole dei corsi universitari per le professioni sanitarie. “Solo così,” conclude Traunero, “potremo restituire attrattività alle professioni sanitarie e garantire condizioni di lavoro migliori, che permettano una conciliazione tra vita professionale e familiare”.
Una situazione che riflette una crisi nazionale
Il quadro delineato da Traunero non è una peculiarità del Friuli-Venezia Giulia, ma si inserisce in un contesto di crisi nazionale. In tutta Italia, il settore pubblico sta perdendo personale a ritmi preoccupanti, con un’età media sempre più alta e condizioni di lavoro che non garantiscono più la sostenibilità a lungo termine.
Il tour “Curiamoci di noi”, organizzato dalla Cgil nazionale, ha toccato diversi punti del paese proprio per aprire un dialogo con i lavoratori e raccogliere le testimonianze di chi, quotidianamente, vive in prima persona le difficoltà del sistema sanitario.
La Fp Cgil chiede interventi rapidi
Le richieste della Fp Cgil sono chiare: assunzioni, aumenti contrattuali e migliori incentivi. Solo così si potrà fermare l’esodo verso il privato e assicurare un futuro sostenibile al servizio sanitario pubblico.
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