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Trieste: affidamento condiviso per il minore, ma la casa resta al padre

Madre sfrattata e ospitata al centro antiviolenza Goap. Affidamento condiviso per il figlio, ma resta l’assegnazione della casa al padre.

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Tribunale - Madre sfrattata Trieste
Tribunale ( © Depositphotos)

TRIESTE – Nuovi sviluppi nel caso della madre triestina sfrattata dalla casa coniugale e attualmente ospitata dal centro antiviolenza Goap. La Corte d’Appello di Trieste ha confermato l’assegnazione dell’abitazione al padre del minore, sebbene abbia accolto in parte il reclamo della donna, rappresentata dall’avvocato Giovanna de’ Manzano. Ecco i dettagli di una vicenda che continua a sollevare interrogativi e suscitare discussioni.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha stabilito l’affidamento condiviso del minore di tre anni, ribadendo però la collocazione prevalente presso il padre, che finora aveva ottenuto l’affidamento esclusivo. Il giudice ha inoltre deciso che il padre contribuirà con un assegno di mantenimento incrementato di 200 euro, da sommare ai 600 euro già previsti, quando la madre troverà una casa in affitto. Attualmente, la donna è senza lavoro e sta cercando una sistemazione stabile.

Questa decisione rappresenta una parziale vittoria per la madre, che si era appellata contro l’assegnazione esclusiva della casa al marito. Tuttavia, la sua situazione abitativa resta precaria, e la convivenza con il figlio risulta al momento difficoltosa.

Un passato turbolento

La vicenda ha radici in conflitti di coppia e accuse reciproche di violenza che risalgono a circa due anni fa. Le liti tra i due coniugi hanno coinvolto anche il Tribunale dei Minori di Trieste, che aveva disposto il collocamento della madre e del figlio in una comunità, per monitorare la situazione. Tuttavia, la mancanza di posti disponibili ha portato a una soluzione diversa: il bimbo è stato affidato al padre, mentre la madre è rimasta nella casa coniugale.

Con l’avvio del processo di separazione all’inizio del 2024, il Tribunale di Gorizia ha assegnato la casa al padre e ha disposto lo sfratto esecutivo della madre, accompagnato dai Carabinieri. Questo ha portato la donna a fare ricorso alla Corte d’Appello di Trieste, il cui esito è stato reso noto recentemente.

Il ruolo del Goap e le difficoltà di incontro con il figlio

Dopo lo sfratto, la madre è stata ospitata temporaneamente a casa della sua legale, l’avvocato de’ Manzano, per circa due settimane. Ora si trova in un alloggio del Goap – Centro Antiviolenza di Trieste, ma questa sistemazione temporanea limita le possibilità di incontro notturno con il figlio. I Servizi Sociali della provincia di Gorizia, dove risiede il minore, hanno infatti stabilito che gli incontri tra madre e figlio possano avvenire solo in un alloggio stabile, ancora non disponibile per la donna.

Questa situazione pone una serie di ostacoli all’affidamento condiviso, che rischia di essere compromesso dalle difficoltà logistiche e abitative della madre. Nonostante il riconoscimento del suo ruolo genitoriale, l’attuale sistemazione impedisce alla donna di esercitare pienamente i suoi diritti.

Dichiarazioni degli avvocati

L’avvocato de’ Manzano ha espresso la propria soddisfazione per il riconoscimento delle capacità genitoriali della madre, aggiungendo: «Questa decisione rischia però di rimanere lettera morta se non si trovano le condizioni materiali per esercitare la genitorialità in modo concreto e diretto». Ha poi ringraziato il Goap di Trieste per l’accoglienza, pur sottolineando che senza un alloggio stabile le visite tra madre e figlio resteranno limitate.

L’avvocato Stefanutto, che rappresenta il padre, ha commentato: «La conferma dell’assegnazione della casa al padre ribadisce che nessuno è al di sopra della legge. Speriamo che questa decisione possa essere un nuovo inizio nei rapporti tra gli ex coniugi, basato sul rispetto delle sentenze e dei diritti».

Un futuro incerto per la madre e il minore

La madre triestina è ora in attesa di una sistemazione definitiva che possa permetterle di riunirsi con il figlio e di costruire un nuovo equilibrio familiare. La complessità della situazione lascia aperte molte questioni: da un lato, l’esigenza di una convivenza serena tra i genitori, dall’altro, l’urgenza di trovare una soluzione abitativa per la donna.

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