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Economia & Lavoro

FVG: un’economia regionale tra luci e ombre nel contesto globale

Il Friuli Venezia Giulia rallenta: PIL in lieve crescita, export dipendente dalla cantieristica, segnali misti sull’occupazione. Serve una strategia di diversificazione economica.

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Banconote Euro
Banconote Euro (© Depositphotos)

L’ultimo Osservatorio sull’Economia del Friuli Venezia Giulia, curato dalle Camere di Commercio di Pordenone-Udine, dipinge un quadro in chiaroscuro per la regione.

Tra la fine del 2024 e il primo scorcio del 2025, emergono segnali di crescita molto moderata affiancati da fragilità che richiedono un’attenta riflessione e strategie mirate. Se da un lato alcuni indicatori mostrano solidità, dall’altro la regione non sembra più essere tra le locomotive d’Italia.

PIL: crescita molto moderata, il FVG non trascina più l’Italia

Le stime Prometeia (dicembre 2024) indicano per il Friuli Venezia Giulia una crescita del Prodotto Interno Lordo dello 0,5% nel 2025, vicino alla media italiana , e un leggero incremento allo 0,6% nel 2026, al di sotto di quanto previsto per l’Italia, che dovrebbe raggiungere uno 0,8%

Queste cifre si inseriscono in un contesto internazionale eterogeneo: l’Area Euro prevede un +0,8% nel 2025 e +1,2% nel 2026, mentre l’Italia si attesterebbe su un +0,4% e +0,8% rispettivamente. La vicina Germania, partner cruciale, mostra una crescita più contenuta (+0% nel 2025, +0,9% nel 2026), frenando probabilmente la crescita della nostra area.

A trainare l’economia regionale nel biennio 2025-2026 sarà principalmente il settore terziario. L’industria in senso stretto vedrà una ripresa solo a partire dal 2026, si spera, mentre le costruzioni, dopo un periodo di forte espansione, sono destinate a un rallentamento. Anche i consumi delle famiglie in FVG, pur previsti in aumento (+0,8% nel 2025, +0,7% nel 2026), crescono a un ritmo leggermente inferiore rispetto alla media italiana (+0,9% e +0,8%). Non un segno particolarmente positivo, sia perché la crescita economica viene a dipendere dall’esterno della regione, sia perché indice di un minor benessere delle famiglie.

Questi dati suggeriscono una riflessione importante: il FVG, un tempo motore di crescita per il Paese, si trova ora in una fase di economia matura. La crescita futura dipenderà da investimenti significativi e dalla capacità di navigare un contesto complesso, caratterizzato dalla dipendenza da mercati chiave come gli USA e dalle difficoltà economiche di partner storici come la Germania.

Interscambio commerciale: la forza della cantieristica e le sfide della diversificazione

L’interscambio commerciale del FVG nel 2024 presenta un quadro complesso. Secondo i dati ISTAT, a livello nazionale l’export ha registrato un lieve calo (-0,4%), mentre in Friuli Venezia Giulia è salito dello 0,2%. Tuttavia, questo dato nasconde una realtà più articolata: al netto della cantieristica navale, l’export regionale segnerebbe un -5,2%.

Punti di forza e debolezza dell’export FVG:

  • Settori trainanti: Navi e imbarcazioni (+46,9% sul 2023), alimenti e bevande (+8,7%).
  • Mercati in crescita (Extra UE): Regno Unito (+67,7%, +572 milioni di euro), Svizzera (+52,8%, +415 milioni), dove però l’aumento può anche dipendere da singole grosse commesse legate alla cantieristica..
  • Mercati in calo: Germania (-6,7%, -157 milioni), USA (-1,2%, -29 milioni), Francia (-2,4%, -33 milioni), con evidente la ricaduta internazionale della crisi tedesca.
  • Import: in leggero calo(-0,2%), con aumenti da Germania (+4%) e Francia (+17,6%) e un calo dalla Cina (-3,9%).

L’analisi dell’export verso gli Stati Uniti è emblematica: il 42,5% è costituito da navi e imbarcazioni (985 milioni di euro nel 2024). Seguono macchinari (19,6%, 454 milioni) e mobili (15,5%, 359 milioni). Proprio verso gli USA, nel 2024 si è registrato un calo nell’export di navi (-5,8%), un segnale che merita attenzione, soprattutto considerando le politiche protezionistiche e di potenziale reshoring della cantieristica annunciate da alcuni attori politici statunitensi. Questa forte concentrazione su un singolo settore e un mercato specifico rende l’economia regionale vulnerabile.

Il “termometro mercati” per il FVG (2019-2024) indica una crescita significativa verso destinazioni extra-UE come UK, Svizzera e Qatar (per la cantieristica), e Turchia, Arabia Saudita, Messico e Brasile (per macchinari e metalli). Interessante anche l’incremento verso i Paesi dell’Asia Centrale (Kirghizistan, Kazakistan, Turkmenistan), che potrebbe in parte celare fenomeni di ri-esportazione verso la Russia, eludendo le sanzioni.

La sfida per il FVG è duplice: da un lato, consolidare la presenza nei mercati extra-UE, dall’altro, rafforzare l’export intra-UE, che però necessita di una robusta crescita economica all’interno dell’Unione. Purtroppo le politiche europee attuali non permettono di essere ottimisti in questo settore, così come il fatto che la crescita tedesca sia latitante e non è ben chiaro come e se si presenterà in futuro.

Purtroppo le condizioni economiche generali non permettono alla regione di puntare maggiormente sulla crescita interna, fatta di consumi e investimenti privati, in quanto la demografia è praticamente stagnate e le condizioni generali non permettono il liberarsi di risorse economiche aggiuntive.

Occupazione: un tasso superiore alla media nazionale, ma occhio al futuro

Sul fronte dell’occupazione, il Friuli Venezia Giulia mostra dati confortanti. Secondo l’ISTAT, il tasso di occupazione regionale è del 69,8% (IV trimestre 2024), superiore alla media italiana (67,1%, la più bassa dell’UE27 secondo Eurostat) e vicino ai livelli dei Paesi nordici. Nel 2024, gli occupati sono aumentati di 7.600 unità (+1,5%), in linea con il dato nazionale.

La crescita occupazionale è stata trainata dalle costruzioni (+4,4%) e dalle altre attività di servizi (+2,8%). In calo, invece, gli occupati nel primario (-2%), nell’industria (-0,3%) e nel comparto commercio/alberghi/ristoranti (-0,3%). Complessivamente, l’industria (incluse costruzioni) ha visto un aumento di 1.000 occupati (+0,7%), mentre commercio e servizi hanno registrato +6.900 unità (+2%). Il tasso di disoccupazione si attesta al 4,3%, un valore decisamente positivo, l livello dei paesi del Nord Europa e vicino alla cosiddetta piena occupazione.

Nonostante questi numeri incoraggianti, è fondamentale non abbassare la guardia. L’evoluzione futura dell’occupazione è strettamente legata alla salute complessiva dell’economia regionale. Eventuali difficoltà nei settori trainanti, come la cantieristica o l’industria manifatturiera esposta sui mercati internazionali, potrebbero avere ricadute negative anche sull’impiego.

Navigare il chiaroscuro per il FVG del futuro

L’analisi dell’Osservatorio economico delinea un Friuli Venezia Giulia dalle molte sfaccettature. L’economia è indubbiamente solida, ma ha perso il suo ruolo di traino per l’Italia, diventando quasi un elemento di rallentamento relativo. L’export, pur mostrando una crescita nominale, è fortemente dipendente dal settore della cantieristica e dal mercato statunitense, con tutti i rischi che ne conseguono, ed è influenzato dal rallentamento della Germania.

Per garantire una prosperità duratura, il FVG deve intraprendere un percorso di maggiore diversificazione economica. È cruciale esplorare nuovi mercati e sviluppare combinazioni innovative di prodotti e servizi che possano attecchirvi, rendendo l’economia meno fragile e meno dipendente da singole commesse o aree geografiche.

Anche nei settori di punta, come la cantieristica e il mobile, è strategico considerare un’evoluzione verso la fornitura di secondo livello: non solo prodotti finiti, ma anche macchinari, design, e know-how. Questo permetterebbe alle imprese regionali di capitalizzare lo sviluppo di questi settori anche in altri Paesi, trasformando potenziali minacce in opportunità di crescita e consolidamento a livello globale. Solo attraverso una visione strategica e investimenti mirati, il Friuli Venezia Giulia potrà navigare con successo le luci e le ombre del panorama economico attuale, costruendo un futuro più resiliente e competitivo.

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