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Il Friuli Venezia Giulia scommette sul futuro: una manovra da 860 milioni per crescita e richiamo del business

Il Friuli Venezia Giulia vara un maxi assestamento da 860 milioni per rilanciare economia, infrastrutture, imprese e attrarre investimenti privati con una strategia di sviluppo mirata.

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Banconote Euro
Banconote Euro (© Depositphotos)

In un contesto economico globale segnato da incertezza e da una crescita rallentata, il Friuli Venezia Giulia lancia una sfida ambiziosa, mettendo sul tavolo una delle più significative manovre economiche degli ultimi anni.

A metà giugno 2025, la Giunta regionale ha dato il via libera a un maxi assestamento di bilancio estivo da oltre 860 milioni di euro, un’iniezione di liquidità concepita non come semplice misura tampone, ma come un vero e proprio piano strategico per ridisegnare il futuro del territorio. L’obiettivo è duplice: da un lato, rinvigorire il tessuto economico interno attraverso investimenti mirati in infrastrutture, imprese e transizione ecologica; dall’altro, rendere la regione un polo ancora più attraente per i grandi investimenti privati, nazionali e internazionali.

Una manovra strategica: dove vanno gli 860 milioni

L’assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli, ha definito l’intervento una “manovra strategica” volta a sostenere la crescita, l’innovazione e la coesione sociale. L’architettura finanziaria del provvedimento, che sarà esaminato dall’Aula a fine luglio, rivela una visione chiara, con risorse distribuite capillarmente per toccare i nervi scoperti dell’economia e della società regionale.

Il cuore pulsante della manovra è rappresentato dagli investimenti in Infrastrutture e Territorio, a cui sono destinati ben 236,5 milioni di euro. Questa cifra imponente finanzierà opere cruciali per la competitività e la qualità della vita, tra cui 62 milioni per la viabilità regionale, con interventi di peso come quelli sulla tangenziale Sud di Udine, e un forte impulso all’edilizia scolastica con 20 milioni per la costruzione di nuove scuole primarie a Rivignano Teor, Gemona del Friuli e Ruda.

Un altro pilastro fondamentale è il sostegno diretto al motore economico della regione. Al settore delle Attività Produttive e Turismo sono stati assegnati 146 milioni di euro. All’interno di questo pacchetto spiccano 40 milioni destinati a rimpinguare il Fondo di rotazione per le iniziative economiche (FRIE), uno strumento chiave per il credito alle imprese. Altri 34 milioni andranno a Promoturismo FVG per il rilancio dei poli turistici, mentre 7,2 milioni incentiveranno le imprese a installare impianti fotovoltaici, spingendo sulla transizione energetica. A completare il quadro, un aumento di capitale da 20 milioni di euro per la finanziaria regionale Friulia Spa, pensato per sostenere le aziende in difficoltà.

La manovra non trascura i settori tradizionali e strategici. L’Agroalimentare, Forestale e Ittico riceve 88,7 milioni, di cui 60 destinati a un fondo di rotazione specifico per supportare gli interventi in agricoltura. Grande attenzione anche alla Difesa dell’Ambiente e all’Energia, con 66,1 milioni stanziati per la prevenzione del rischio idrogeologico (12,8 milioni), la creazione di centri di raccolta rifiuti (12,2 milioni) e lo sviluppo delle comunità energetiche (6 milioni).

Infine, una parte consistente delle risorse è dedicata al rafforzamento della rete sociale e del capitale umano. Al comparto Salute e Politiche Sociali vanno 65 milioni per sostenere i servizi essenziali e le fasce più fragili, con 7,5 milioni specifici per il Fondo disabilità. Altri 22,1 milioni sono destinati a Lavoro, Formazione e Ricerca, includendo un supporto da 5,5 milioni a un’eccellenza come Elettra Sincrotrone, 3,5 milioni per l’housing universitario e 2,5 milioni per l’abbattimento degli interessi sui mutui per le famiglie numerose.

Un magnete per gli investimenti: il Nuovo Bando “Attrazione”

Parallelamente alla spesa pubblica diretta, la Regione affila le armi per attrarre capitali privati di grande entità. La strategia “Sviluppoimpresa” si concretizza in un nuovo e ambizioso bando per l’attrazione di investimenti, aggiornato proprio a giugno 2025. Le condizioni sono chiare e mirano a progetti di alto impatto: per accedere agli incentivi, le aziende dovranno prevedere un investimento minimo di cinque milioni di euro e, soprattutto, generare un significativo ritorno occupazionale, con la creazione di almeno dieci nuovi posti di lavoro. Quindi non si tratta di fondi destinati a microimprese, ma almeno a piccole medie imprese in grado di gestire investimenti di dimensioni già rilevanti.

Questo strumento non è isolato, ma si inserisce in un ecosistema di agevolazioni pensato per rendere il Friuli Venezia Giulia un terreno fertile per chi vuole fare impresa. Tra le misure più significative figurano lazzeramento dell’IRAP per i primi tre anni per le nuove imprese che si insediano in regione, seguito da un’aliquota ridotta per i due anni successivi. A ciò si aggiungono numerosi canali di finanziamento per la ricerca e lo sviluppo, con contributi a fondo perduto che possono coprire fino al 70-80% delle spese per progetti di ricerca industriale realizzati in collaborazione con università o centri di ricerca.

Visione strategica: una risposta proattiva alle sfide globali

Questa imponente mobilitazione di risorse pubbliche e private  rappresenta una risposta proattiva e strutturata a un quadro economico complesso. La manovra da 860 milioni e gli incentivi all’investimento sono i due motori di una strategia che punta a rendere l’economia regionale più diversificata e non dipendente da un pugno di grandi aziende, comunque importanti, che sinora sono state trainanti l’economia regionale.

Investendo massicciamente in infrastrutture moderne, transizione verde e capitale umano, la Regione costruisce le fondamenta per una crescita sostenibile a lungo termine. Allo stesso tempo, con il bando per l’attrazione di investimenti, lancia un segnale forte al mercato: il Friuli Venezia Giulia è pronto ad accogliere e sostenere progetti industriali ambiziosi che portino innovazione e occupazione di qualità.

La regione cerca di mobilitare risorse, ma si può offrire l’acqua al cavallo, non obbligarlo a bere. Ora bisognerà vedere se questi stimoli troveranno un ambiente economico generale tale da portare al loro completo sfruttamento. Sarebbe molto più preoccupante avere degli avanzi attivi, che scoprire che i soldi, alla fine, sono avanzati.

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