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Economia & Lavoro

Sanità privata, via alla mobilitazione nel gruppo “La nostra famiglia”

I sindacati: “Rinnovo contrattuale negato e lavoratori sotto ricatto, scatta lo stato di agitazione”

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PASIAN DI PRATO – Mobilitazione in vista per i lavoratori e le lavoratrici de “La Nostra Famiglia”, il gruppo della sanità privata specializzato nella cura e nella riabilitazione di disabili, in particolare bambini e minori. Riunitisi in assemblea a Pasian di Prato, i dipendenti hanno bocciato all’unanimità la scelta della proprietà, che ha recentemente deciso l’uscita unilaterale dall’attuale contratto nazionale Aris della sanità privata per applicare quello adottato nell’ambito delle Rsa, con pesanti conseguenze sia in termini di trattamento salariale (fino al 30% di riduzione) che nella parte normativa. Immediata la reazione del personale, che ha conferito ai sindacati nazionali di categoria Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl il mandato a proclamare lo stato di agitazione per tutto il gruppo, che in regione conta circa 350 dipendenti dislocati nelle due sedi di Pasian di Prato e San Vito al Tagliamento.

La vertenza è l’effetto della estenuante trattativa sul rinnovo dei due contratti nazionali della sanità privata, fermi addirittura al biennio economico 2006-2007. Le forti distanze tra le parti hanno portato, nelle scorse settimane, al ritiro delle delegazione trattante da parte dell’Aiop e all’uscita unilaterale dal contratto da parte dell’Aris, l’associazione datoriale di cui fa parte la Nostra famiglia. Una scelta che sta già determinando conseguenze concrete per i lavoratori della Nostra famiglia, dal momento che le ultime assunzioni di personale all’interno del gruppo sono avvenute con il nuovo inquadramento contrattuale, sensibilmente peggiorativo, come detto, rispetto al precedente.

«In questa maniera – spiegano le segreterie regionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil – non si crea soltanto un inaccettabile doppio regime all’interno dello stesso gruppo, ma si pongono le premesse per un arretramento complessivo sul fronte delle tutele economiche e contrattuali. Un evidente ricatto nei confronti di lavoratori e lavoratrici che rivendicano un giusto rinnovo per un contratto fermo da tredici anni, tra l’altro all’interno di un comparto che continua a crescere e a fare utili».

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