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Klaus Schulze: quando il corriere cosmico passò da Udine

Quarantacinque anni fa un concerto destinato a diventare leggenda alla Chiesa di San Francesco

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foto: manifesto del concerto del 1975 / Valter Colle

UDINE – Novembre, profondo autunno, venerdì sera, la chiesa sconsacrata e nuda di San Francesco; qualche chilometro più ad est c’è il confine dove finiva il mondo, la cortina di ferro, il lasciapassare, i militari; mille chilometri più a nord, dove vive il protagonista della serata, c’è una città divisa da un muro che simboleggia un’epoca. Un’atmosfera tipicamente teutonica, poche sedie, e quelle poche subito occupate; serata organizzata dal C.P.C. Victor Jara, cantautore cileno e militante politico assassinato durante il golpe di Pinochet un paio di anni prima, e che nel ciclostilato promuove una serie di eventi come “il tentativo di offrire al proletariato giovanile nuovi e diversi spazi culturali al fine di non ridursi ad essere pubblico passivo e consumatore di un prodotto musicale preconfezionato e pronto all’uso.”

Il clou di questa serie di eventi è rappresentato dal concerto di un musicista tedesco, di trent’anni esatti, che ha intrapreso la carriera solista dopo aver militato nei Tangerine Dream e gli Ash Ra Tempel, band già da enciclopedia del rock: è – das King – della cosiddetta Kosmische Musik, si chiama Klaus Schulze e presenta il suo ultimo lavoro, uscito in quell’anno: un album tutto elettronico, di quelli che sa fare solo lui: Timewind, opera ispirata al suo connazionale Richard Wagner.

Ci può sembrare forse strano ma pur non essendoci selfie, smartphone, fotografie, video più o meno amatoriali, like, commenti, i concerti anche tempo fa erano momenti di autobiografie. Scavare ricordi di un’epoca che sembra ormai più vicina alle piramidi che a noi è un esercizio storico, sociale, nonchè in questo caso musicale di enorme ispirazione. Un vaso di Pandora dal quale può uscire un universo. Come i ricordi di Valter Colle, istituzione musicale che in quel di Udine non ha certo bisogno di presentazioni e che ha conservato il ciclostilato che pubblicizzava l’evento! Prezzi popolari si diceva, ingresso Lire cinquemila.

O il ricordo particolare, anzi molto particolare, di Mauro Missana, storico direttore di Radio Onde Furlane che ci racconta <<fu Federico Rossi (quello dei Colonos e di Radio Spazio) che mi fece conoscere Schulze con una registrazione su cassetta; dovevo andarci, anzi volevo andarci, ma i miei mi dissero di no perché ero troppo piccolo per loro!>> Quelle cose che della serie – sarà per la prossima volta!

<<Mi piacevano un po’ tutti quelli della cosmica tedesca e del Krautrock>> ci racconta Giancarlo Pacagnan, grande appassionato di musica e che possiede diversi synth; <<avevo diciotto anni, andai al concerto con mio fratello minore e mio padre; ero già un suo fan, ascoltavo Irrlicht, il suo primo disco, in cuffia; perchè quel tipo di musica va ascoltato rigorosamente in cuffia!>> prosegue. Sebbene sia passato quasi mezzo secolo è palpabile in lui la nitidezza dei ricordi e delle emozioni: <<ho memoria di quel viaggio sonoro incredibile, il contrasto tra le luci blu dello spettacolo che esaltavano il vestito di lui tutto bianco ed i capelli lunghi, biondi: insomma, era una cosa che a Udine non si era mai vista!>>

Un muro di tastiere, synth e moog che dipingeranno una notte di profondità spaziali astratte e visionarie sulle basi dei Revox, in un magma di elettronica fluidità; KS forse non aveva la tecnica di altri ma compensava con una creatività impagabile, un maestro di stile. Suonò tutto Timewind, disco uscito nello stesso anno ed una parte di Moondown, il disco che sarebbe uscito successivamente (si perchè a quell’epoca uscivano solo i vinili).

Nella ricerca di questo materiale tante volte mi sono chiesto – chissà se Klaus Schulze in quel momento a Udine sapesse già di essere Klaus Schulze, l’icona della musica elettronica, il Maestro, il re. E chissà se quelli che ascoltarono quella sera Klaus Schulze avrebbero mai immaginato che quarantacinque anni dopo saremmo stati qui a parlare di uno dei più grandi punti di riferimento ancor’oggi per chi si ispira a quel genere. E quelli che quella sera passarono per caso, e quelli che se lo sono dimenticato, e quelli che volevano esserci ma non hanno potuto, e quelli che avrebbero fatto carte false per poter vivere quei momenti? Ed i ragazzi del C.P.C. Victor Jara, che volevano cambiare il mondo?! Già, dove sono tutti, dove sono, dove sono finiti?

Che siano ancora persi – citando le parole dell’amico Giancarlo – in <<quella musica che partiva dall’infinito, ti attraversava e ritornava all’infinito>> ?

Perchè certi concerti sono più di un concerto. Sono un’epoca. Sono uno stile di vita. Klaus Schulze, Udine, 7 novembre 1975.

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