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Lido di Venezia, concluse le indagini dell’UniUd sul relitto di San Nicoletto

Nuovi dati dalle acque venete grazie alla missione dell’Università di Udine e della Soprintendenza di Venezia 

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UDINE – Si è conclusa la prima campagna di archeologia subacquea lungo il versante marino dell’isola del Lido di Venezia, guidata dall’Università di Udine e realizzata con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e il supporto dell’Institute of Nautical Archaeology (Usa). Le indagini archeologiche si sono concentrate nelle acque antistanti la spiaggia di San Nicoletto e hanno riguardato i resti di un relitto risalente all’Ottocento del secolo scorso.
Il nuovo sito sommerso era stato individuato nella tarda primavera del 2021 in occasione di ricognizioni strumentali condotte dalla Guardia di Finanza – Stazione Navale di Venezia – a cui aveva fatto seguito nel mese di luglio 2021 una puntuale verifica ispettiva condotta dalla competente Soprintendenza, con la collaborazione di personale qualificato del Dipartimento Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine e sempre con il supporto logistico della Guardia di Finanza. La verifica autoptica aveva consentito di determinare l’effettiva presenza di un relitto non ancora noto agli archivi ministeriali di settore, posizionato a circa 1 miglio dalla costa scarsa profondità, non lontano dalla posizione di giacitura di un altro relitto, noto come Hellmuth.

La prima campagna di studio, che si è avvalsa anche del supporto logistico-operativo dell’Arma dei Carabinieri – nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia e Nucleo Sommozzatori di Genova e della Ditta Idra di Venezia, ha avuto la durata di 10 giorni e ha consentito la parziale messa in luce di uno scafo ligneo e del suo carico lapideo. Le attività subacquee di identificazione, riconoscimento, pulizia e recupero, sono state condotte da un team di ricercatori con la collaborazione attiva degli studenti dell’Università di Udine. «Questi hanno potuto non solo migliorare le proprie abilità acquatiche e fare esperienza nell’utilizzo degli strumenti del mestiere, ma anche rapportarsi a un “reperto” particolare qual è una nave – spiega Massimo Capulli, docente di metodologia della ricerca archeologica – si tratta di studiare i resti di una macchina complessa in cui ogni elemento ligneo che lo compone è un manufatto realizzato ad hoc per inserirsi in un progetto organico e funzionale».

«Queste preliminari attività conoscitive condotte sul relitto – precisa Alessandro Asta, funzionario archeologo della Soprintendenza e referente per l’archeologia subacquea – sono solo il primo passo di un progetto più articolato; ci consentono innanzi tutto di avere gli elementi necessari per porre in essere ogni utile azione di tutela del sito; inoltre, arricchiscono il quadro generale del patrimonio culturale subacqueo di area veneziana, per il quale la Soprintendenza prevede a breve termine ulteriori azioni, non solo di scavo archeologico, studio e restauro ma anche di possibile valorizzazione».

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