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Cronaca & Attualità

L’appello dell’Ordine dei medici: “Servono ambulatori organizzati”

Il primo problema rimane, purtroppo, la carenza di organico. Da qui al 2030 solo nel territorio ddell’Asufc verranno a mancare circa 200 medici di medicina generale

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UDINE – Il 2023 è iniziato e la situazione sanitaria sembra avanzare sempre di più verso il collasso. “Non stiamo vedendo quello che vorremmo – esordisce il Presidente dell’Ordine dei Medici di Udine, Gian Luigi Tiberio – ovvero una messa in sicurezza del sistema e la creazione dei presupposti per un miglioramento. Non si vede nemmeno una programmazione dal lato pratico”.

Il primo problema rimane, purtroppo, la carenza di organico. Da qui al 2030 solo nel territorio ddell’Asufc verranno a mancare circa 200 medici di medicina generale. “Noi possiamo parlarne – dice Tiberio – ma le soluzioni spettano ai politici e c’è molto lavoro da fare. Con la prospettiva di così numerosi pensionamenti, i numeri ci dicono che la necessità di intervenire è urgente. Qualcosa si è fatto – precisa – cercando di accelerare i tempi d’ingresso dei medici sul territorio, ma rimangono ancora molte zone carenti e non coperte. Da anni lanciamo quest’allarme e d è ora di porvi rimedio senza indugiare oltre. La situazione lavorativa nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale sta diventando sempre più difficile e critica. Basti pensare che un recente sondaggio ha evidenziato che un terzo dei medici italiani, anche giovani, vede come unica meta la pensione e più del 70% dei medici è in condizione di stress lavorativo a causa dei carichi di lavoro sempre più pesanti e della soffocante burocrazia che sottrae tempo prezioso all’attività clinica. Tutto questo ovviamente crea maggiori difficoltà al sistema”.

Un esempio virtuoso arriva dal vicino Veneto, dove esistono molti più ambulatori organizzati in medicina di gruppo a sede unica e in grado di dare maggiori risposte ai malati. “Una medicina del territorio organizzata con medici, infermieri e collaboratori – spiega Tiberio – può liberare parte dell’attività clinica degli ospedali. Oggi, purtroppo, oltre il 60% del lavoro dei medici di medicina generale è burocrazia ed è una situazione che contribuisce a far scappare i giovani medici di base, che scelgono altre specialità dopo solo pochi mesi. Non è giusto che alcuni medici si giovino dell’aiuto dei collaboratori e altri no. Bisogna favorire questo tipo di organizzazione e attuare un programma di implementazione perché noi dobbiamo produrre salute, non carte”. Già ci sono, ad esempio, risorse stanziate per dotare i medici di medicina generale di tecnologie di primo livello, come ecografi ed elettrocardiografi, ma questo progetto non è ancora stato attivato. “Noi come Ordine siamo sempre disponibili al dialogo e a portare la nostra conoscenza e competenza per migliorare il sistema”.

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