Cronaca & AttualitàTrieste
Trieste, riti satanici nel Porto Vecchio: animali uccisi e simboli esoterici
Macabro ritrovamento nel Porto Vecchio di Trieste: carcasse di animali e simboli esoterici in un magazzino abbandonato

Una scena da film horror è quella che si sono trovati davanti i carabinieri di Trieste nel pomeriggio di mercoledì 21 maggio. All’interno del Magazzino 28, edificio abbandonato da anni nel Porto Vecchio, è stato ritrovato un gatto morto, apparentemente mummificato, e poco distante la testa di un ovino, forse un caprone, circondata da teste d’aglio, chiaro riferimento a presunti riti esoterici o satanici.
L’ambientazione: tra rifiuti e degrado
L’interno dello stabile versa in condizioni di totale abbandono, invaso da immondizia, resti di bivacchi, bottiglie vuote, sigarette e perfino un flacone di antibiotico veterinario. Un ambiente degradato, già segnalato più volte dai residenti per situazioni di pericolo e incuria, che ora si arricchisce di un ulteriore inquietante dettaglio.
Simboli e messaggi tra superstizione e denuncia
Sulla parete del magazzino è stato scoperto un murales raffigurante una capra, immagine spesso associata a culti esoterici e satanici. A completare la scena, una scritta spray apparsa successivamente al macabro gesto: “Chi ha fatto questo fa schifo”, tracciata a terra attorno al corpo del gatto. Un gesto che lascia ipotizzare il passaggio di qualcuno sconvolto dalla scoperta, forse un tentativo di denuncia spontanea.
Le indagini dei Carabinieri
I carabinieri stanno ora indagando contro ignoti per uccisione di animali, reato punito dal codice penale. Le carcasse, secondo le prime analisi, risalgono a un periodo non recente, facendo pensare a un luogo utilizzato più volte per pratiche occulte. Le forze dell’ordine stanno vagliando eventuali immagini di videosorveglianza della zona e sentendo i residenti per raccogliere indizi utili.
Il Magazzino 28 si trova a pochi passi dal centro congressi, in un’area che, pur essendo oggetto di recenti progetti di riqualificazione, presenta ancora zone di forte incuria. Questa scoperta solleva interrogativi sulla sicurezza e la vigilanza degli spazi pubblici, ma anche sull’eventuale presenza in città di gruppi dediti a pratiche violente a sfondo rituale.
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