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Cesselli e Cavicchi per la prima di Live@Home

Intervista a Filippo Chiovari, produttore di “It’s nice to be with you”

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foto: Bruno Cesselli ed Antonio Cavicchi all'Osteria dell'Orsa - Bologna, 1988

UDINE – Un jazz equilibrato, maturo, di un’eleganza squisita e mai stucchevole che riappacifica con questo tormentato momento già dal primo ascolto, dalle prime note. 

<<Ho avuto la fortuna di poter ospitare a casa mia musicisti eccezionali tra i quali, lo scorso anno, Jaques Morelenbaum. Per cui mi sono detto, perchè non provare anche a produrre un qualche cosa di adatto a suonare in casa, un po’ come la musica da camera, e così ho lanciato l’idea a due musicisti straordinari come Bruno Cesselli ed Antonio Cavicchi>> sono le parole pregne di orgoglio e di comprensibile entusiasmo di Filippo Chiovari, alla prima uscita di Live@Home.

Nasce così “It’s nice to be with you” l’album con cui esordisce la sopracitata e che prende il nome dalla celebre composizione di uno dei più grandi della chitarra jazz di ogni tempo: Jim Hall. Anzi, errore, correggiamo subito: già perchè se il pezzo è stato indubbiamente registrato, suonato, portato al successo dal celebre chitarrista osannato anche da Pat Metheny, è di una certa Jane Herbert, psicanalista, occasionalmente compositrice, nonchè moglie di Hall, la firma.

<<L@H è un marchio che vogliamo lanciare su questa cifra stilistica, aperto al jazz, alle contaminazioni, persino alla classica! Anche la veste grafica, elaborata da Silvia Gasparotto, rientra in questo mood del lavorare-in-casa, nell’accezione più nobile ed artigianale del termine.>>

La storia del jazz non è ricchissima di collaborazioni piano-chitarra. La più famosa, la collaborazione per eccellenza, richiama nuovamente come protagonista Jim Hall assieme ad un altro mostro sacro, Bill Evans. Quattro mani, due anime, un’unica visione musicale: proprio ciò che si respira nel lavoro di Cesselli – piano Fazioli – e Cavicchi – chitarra. Dodici tracce di cui cinque originali in un continuo dialogo che nasce alla fine degli anni ‘80 all’Osteria dell’Orsa a Bologna e che prosegue, con ogni evidenza, con risultati eccelsi nell’anno di grazia (o così almeno ce lo auguriamo) Duemilaeventuno.

<<E’ stata una tre giorni immerso nel suono, seduto a fianco del Mago, del suono. Un’emozione incredibile; Stefano – guarda – è un mago per davvero, una conoscenza delle apparecchiature formidabile unita ad un orecchio che sente cose che noi umani non possiamo minimamente percepire. E la “conversazione” tra Bruno e Antonio… pelle d’oca! Certo lavorare con questi professionisti è stata un’esperienza nell’esperienza.>> Per inciso, Stefano è Stefano Amerio e il disco è stato registrato a fine novembre nel suo Artesuono a Cavalicco (che in questi giorni spegne tra l’altro le trenta candeline!), si trova su tutte le principali piattaforme digitali, oltre che su cd, e sta riscontrando un notevole successo in Giappone, mercato sempre attento a questo tipo di produzioni.

<<L’unica cosa che mi rode è che non siamo ancora riusciti a presentare il progetto dal vivo, per evidenti e noti motivi. Dovevamo fare un’anteprima assoluta l’estate passata in quel di Marano Lagunare, cornice tra l’altro ideale, ma poi non è stato possibile! Mi auguro che ci rifaremo a primavera. Però mi ritengo davvero soddisfatto del prodotto raggiunto, in assoluto il “mio” pezzo è Christmas song, uno standard di Mel Tormé e Robert Wells e che non smetterà mai di emozionarmi.

E poi tra gli originali la splendida A la mode, Lucciole, e Mare; quest’ultima una traccia di jazz-solare, se mi si passa il termine, un binomio strano di primo acchito, che pare un ossimoro, ma che all’ascolto si rivela liberatorio, limpido, cristallino e – soprattutto – in armonia con la copertina. <<E’ un quadro di mia madre>> ci confida il produttore stesso <<nel quale dipinse un vicolo nelle isole Eolie, dove mi rifugio ogni estate con tanto sole, la mia famiglia… e indovina un po’? E tanta bella musica.>>

(Copertina: “Vicolo alle Eolie” / Caterina Gorgone, 2014, acrylic on canvas)

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