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Dal Comune una variante per riqualificare e valorizzare il patrimonio edilizio rurale

Manzan: “Verrà pubblicato entro la fine dell’anno un bando dedicato e i soggetti interessati potranno fare domanda di manifestazione di interesse”

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UDINE – Vecchi fienili. Stalle abbandonate. Essiccatoi e magazzini non più utilizzati. A queste strutture è dedicata la proposta di variante al piano regolatore portata in giunta comunale questa mattina dall’assessore Giulia Manzan. L’obiettivo è riqualificare il patrimonio edilizio rurale, recuperando caseggiati ormai dismessi e restituendoli a una condizione di decoro e di utilizzo reale.

Spiega Manzan: “L’amministrazione comunale ha sviluppato una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e il piano regolatore, anche attraverso le sue varianti, è lo strumento tramite cui trasferire dalla potenza all’atto l’obiettivo di minimizzare il consumo del suolo e valorizzare il patrimonio esistente. Nel caso specifico, l’amministrazione intende avviare un processo partecipativo di acquisizione di manifestazioni di interesse per la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio rurale non più funzionale alle attività agricole. Verrà pubblicato entro la fine dell’anno un bando dedicato e i soggetti interessati potranno fare domanda di manifestazione di interesse tramite apposito modulo”.

“Preliminarmente- ancora Manzan-  è stato predisposto uno studio dal Servizio Urbanistica che ha individuato ben 678 ambiti come potenziali di intervento sul territorio comunale e che quindi hanno le caratteristiche per rientrare in questo percorso suddivisi tra le diverse categorie di destinazione catastale A (abitazioni) C (stalle, magazzini, depositi, ecc.) D (opifici, edifici produttivi, ecc.) E (immobili a destinazione particolare)”. Chiude Manzan: “Le proposte dovranno rispettare quanto stabilito dalla legislazione e dalla pianificazione sovra ordinata, nonché quanto previsto dalle condizioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale. Ci sono due obiettivi: scongiurare il rischio di depauperare e dilapidare un patrimonio culturale, prima ancora che edilizio, e mettere nelle condizioni i proprietari degli immobili di avviare un’operazione di recupero e riutilizzo di queste strutture, creando dei presidi operativi e rispondenti alle esigenze attuali”.

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