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Il futuro incerto del Golfo di Trieste di fronte all’innalzamento del mare

Tra acque sempre più alte e fondali modificati, il Golfo di Trieste affronta sfide cruciali per il suo futuro

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Canal grande, Trieste - innalzamento del mare
Canal grande, Trieste ( © Depositphotos)

Il golfo di Trieste, incastonato tra le coste dell’Italia e quelle della Slovenia, ha sempre rappresentato un crocevia cruciale per gli scambi commerciali e culturali nel Mediterraneo. Tuttavia, oggi si trova di fronte a una sfida senza precedenti: l’innalzamento del livello del mare. Stefano Furlani, docente di geografia fisica e geomorfologia dell’Università di Trieste, ha sottolineato che i segnali di questo cambiamento sono evidenti fin dal 1880, grazie ai dati raccolti da uno dei mareografi più antichi del Mediterraneo. Tuttavia, è solo negli ultimi vent’anni che l’aumento si è fatto davvero significativo, con i satelliti che confermano un incremento costante.

Guardando al futuro con preoccupazione

Le proiezioni per il golfo di Trieste non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni ottimistiche. Secondo Furlani, nel corso di questo secolo, il livello del mare potrebbe aumentare mediamente da 30 a 80 centimetri, con un impatto particolarmente pesante sulle coste basse del nord adriatico e su Trieste. L’innalzamento di mezzo metro previsto per la città potrebbe sembrare modesto, ma avrà conseguenze devastanti. L’incremento della frequenza degli eventi di alta marea trasformerà le zone già vulnerabili in territori a rischio permanente.

L’adattamento necessario

Di fronte a questa minaccia imminente, è fondamentale che la comunità si faccia carico della situazione. Furlani ha lanciato un appello chiaro: è essenziale agire ora per trovare soluzioni preventive, soprattutto per le zone più colpite come il Porto Vecchio. Discutere e implementare misure di adattamento prima che la situazione diventi critica è fondamentale per evitare danni irreparabili.

L’uomo e i fondali marini

Ma l’innalzamento del mare non è l’unico problema che minaccia il golfo di Trieste. L’attività umana ha influito pesantemente sulla morfologia dei fondali marini. Lo studio condotto dalla dottoressa Mariangela Pagano dell’Ogs ha evidenziato come il dragaggio e lo scarico abusivo di fanghi abbiano alterato profondamente la struttura del fondale, soprattutto nella baia di Muggia, cuore delle attività portuali e industriali.

Le mappe dell’area mostrano chiaramente l’impatto delle attività umane sull’ambiente marino. Rilievi antropici alti fino a dieci metri e fondali dragati evidenziano l’estensione delle modifiche. Particolarmente significativo è l’intervento nel canale di accesso al porto di Zaule, che ha subito alterazioni profonde nella sua struttura originaria.

Biodiversità minacciata: un equilibrio fragile

Ma non è solo la struttura dei fondali a essere compromessa dall’azione umana. La biologa marina Marina Cabrini ha evidenziato come l’introduzione di specie aliene e il surriscaldamento globale stiano minacciando la biodiversità locale. Il golfo di Trieste è ora invaso da specie invasive come il granchio blu e la noce di mare, che minacciano gli ecosistemi autoctoni e mettono a rischio la sostenibilità delle attività di pesca.

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