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Cronaca & Attualità

Cgil: “AsuFc così non va. Si aggravano le carenze di organico”

Il piano di riorganizzazione illustrato dalla direzione non convince. Assunzioni in forte ritardo

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UDINE – “Come Fp Cgil Udine abbiamo sempre espresso un forte scetticismo su una prassi basata sul continuo susseguirsi di aperture e chiusure di reparti e servizi, con l’unica costante della carenza di personale – sostengono Andrea Traunero e Claudio Palma della segreteria provinciale Funzione pubblica Cgil Udine -. L’ultimo incontro (24 agosto) tra la direzione di Asufc e i sindacati, convocato per illustrare le misure organizzative già adottate in relazione all’andamento della curva pandemica ha ulteriormente rafforzato le nostre perplessità, aggravate dalla sensazione di avere spesso a che fare, con l’avvicinarsi delle elezioni, con provvedimenti, o annunci, più di forma che di sostanza. Temiamo che andrà così anche per le fantomatiche 500 assunzioni garantite dalla direzione, sbandierate ai media e messe nero su bianco anche nel verbale dell’incontro del 5 maggio scorso in Prefettura”.

“Mentre l’Azienda, come dichiara, è impegnata a ‘studiare e  intraprendere un percorso di analisi degli standard assistenziali’ – aggiungono – il personale continua a lavorare sotto stress e con carichi di lavoro che qualsiasi analisi dimostrerebbe insostenibili. Non sapendo come procede il rilevamento degli standard, ci limitiamo a sintetizzare la situazione percepibile a occhio nudo: i posti scoperti sono centinaia, a causa di mancato turn-over dei pensionamenti, dimissioni volontari, sospensioni legate a contagi o altre cause. Fatti che parlano da soli, come gli accorpamenti e la revisione della declaratoria di alcune strutture operative: vedi Latisana, con l’accorpamento tra Rs e hospice, vedi Cividale, con l’ampliamento di posti letto verso le cure intermedie, e vedi la situazione inaccettabile dei posti di letto ‘bis’ nelle mediche di Udine. Più che perseguire il famoso potenziamento, tanto sbandierato nell’ultimo periodo, si punta piuttosto a unire capra e cavoli per recuperare risorse umane. La realtà è che servizi territoriali come l’assistenza domiciliare, la salute mentale, le dipendenze, le Rsa, sulla carta aperte e funzionanti a pieno regime, a causa della carenza di organico sono costretti a ridurre i servizi alla popolazione”.

“Non riusciamo ancora a comprendere a che punto sia l’assetto organizzativo di Asufc nelle sue articolazioni – chiudono i due sindacalisti -. Né comprendiamo come si possa portare avanti la più vasta Azienda sanitaria della regione, con oltre 5mila chilometri quadrati di territorio da coprire, senza l’avvio delle trattative decentrate  sui fondi e sulle risorse aggiuntive del personale per il 2022, in merito alla cui destinazione i lavoratori non hanno alcuna certezza,   nonostante si sia arrivati a settembre. A ciò si aggiungono l’inaccettabile dilatazione dei tempi per l’erogazione degli incentivi previsti per l’abbattimento delle liste di attesa e l’assenza di piani di assunzione a supporto di tale obiettivo. L’auspicio è che l’attuale deragliamento di Asufc possa diventare, nei prossimi mesi, solo un brutto ricordo , sorpassato da un’agenda di lavoro in cui le priorità siano assunzioni, valorizzazione costante della professionalità e attuazione di un sistema organizzativo aziendale unico per tutta la provincia. In caso contrario metteremo in campo ogni iniziativa, anche di mobilitazione, tesa a rivendicare una continuità assistenziale dignitosa alla popolazione e a garantire i diritti di chi lavora nella sanità pubblica.

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