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Cronaca & Attualità

Sovraffollamento e carenza di risorse: la crisi silenziosa del carcere di Trieste

Crisi carceraria a Trieste. Il sovraffollamento e carenza di risorse mettono a rischio la sicurezza e il reinserimento dei detenuti

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Detenuti in cella
Detenuti in cella ( © Depositphotos)

La situazione al carcere di Trieste si fa sempre più critica, con il sistema penitenziario che scricchiola sotto il peso di sovraffollamento e mancanza di risorse umane e finanziarie. Questa realtà allarmante è stata messa in evidenza durante un presidio tenutosi davanti al carcere, promosso dall’Unione delle camere penali a livello nazionale. Il focus è sulle condizioni carcerarie, evidenziando una serie di problemi, tra cui la crescente ondata di suicidi che ha colpito le carceri italiane, spingendo i penalisti a un’astensione lo scorso marzo.

Un sistema sotto pressione

Il carcere di Trieste, con 243 detenuti in un’area progettata per meno di 150 persone, è un esempio lampante di questa crisi. Tuttavia, nonostante le condizioni critiche, la garante provinciale dei diritti per i detenuti, Elisabetta Burla, sottolinea che grazie agli sforzi interni, gli equilibri sono finora stati mantenuti. Ma la situazione è preoccupante, poiché il sovraffollamento porta con sé una serie di problematiche, dall’assistenza alla sicurezza.

Mancanza di fondi e di personale

Burla mette in luce la mancanza di risorse, spazi e personale come i principali ostacoli. Solo 50 detenuti su 243 sono coinvolti in programmi di formazione, mentre gli altri rimangono inattivi. Questa inattività non è dovuta alla cattiveria o alla mancanza di volontà, ma piuttosto alla carezza di fondi e alla mancanza di personale. La polizia penitenziaria, in particolare, soffre di una grave carenza, il che rende la gestione delle carceri estremamente difficile dal punto di vista della sicurezza.

Una triste realtà nazionale

A livello nazionale, il problema dei suicidi in carcere è allarmante. Secondo Sabina della Putta, presidente della camera penale di Trieste, fin dall’inizio dell’anno sono stati registrati 31 suicidi. Questo fenomeno, inaccettabile per la sua gravità, è attribuito alle condizioni di detenzione e al sovraccarico delle strutture carcerarie.

Impatto sulla società civile

Della Putta sottolinea l’importanza del reinserimento dei detenuti nella società civile e come il tipo di detenzione influenzi direttamente questo processo. Il sovraffollamento e le cattive condizioni carcerarie rischiano di alimentare un ciclo di recidive, anziché favorire il processo di rieducazione e reinserimento.

L’urgente bisogno di intervento

Recenti sopralluoghi hanno portato alla luce la cruda realtà: il numero dei detenuti continua a crescere, con una significativa componente giovanile. La consigliera regionale Giulia Massolino sottolinea che, dei detenuti presenti, solo una minoranza sta scontando una condanna, mentre la maggior parte è in custodia cautelare. Questa situazione mette ulteriormente sotto pressione le risorse del sistema penitenziario, con conseguenze anche sul sistema sanitario regionale.

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