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Economia & Lavoro

Coronavirus, previsto un calo del Pil del 7,1% in Fvg

La presidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli: “Le stime si riferiscono a una ripartenza a maggio. Se non riapriamo subito, rispettando le norme di sicurezza per i lavoratori, sarà un’ecatombe”

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UDINE – “Il lockdown? Diciamo le cose con chiarezza: ormai è finito. Le imprese che già lavorano sono numerose ed è arrivata l’ora di ripartire davvero, superando la logica della distinzione per codici Ateco e adottando quale parametro di riferimento la sicurezza dei lavoratori. Lo dice la logica e lo impongono i numeri che, già oggi, annunciano una crisi pesantissima”. Lo afferma Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, mentre illustra i primi dati previsionali sull’economia della nostra regione elaborati dall’Ufficio studi dell’Associazione degli industriali friulani. “La diffusione del Covid-19 su scala globale – spiega la presidente – ha innescato una recessione pesante, di intensità pari o superiore a quella del 2008-2009. Lo scenario che si profila per l’economia del Fvg, già in rallentamento dalla seconda parte dello scorso anno, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati a metà aprile 2020, è di una contrazione del Pil pari al -7,1% nel 2020, più intensa di quella che si potrebbe registrare in Italia (-6,5%) e simile al calo che subirebbe il Nord Est (-7,0%). Tale scenario, già di per sé molto preoccupante, è condizionato dall’ipotesi che si provveda ad una progressiva rimozione del blocco produttivo a partire dall’inizio di maggio. Se così non fosse, la caduta sarebbe ancora peggiore”.

“Dietro questi numeri all’apparenza asettici – rincara Anna Mareschi Danieli – ci sono imprese che non riapriranno più e persone che perderanno il proprio posto di lavoro. Per questo pretendiamo di poter ricominciare a produrre, rispettando protocolli di sicurezza chiari e trasparenti, altrimenti, all’agghiacciante contabilità dei morti per virus dovremo affiancare quella delle imprese defunte per la crisi indotta dalla pandemia”. Affrontare in parallelo emergenza sanitaria ed emergenza economica è la parola d’ordine per affrontare al più presto la cosiddetta fase 2 e ripartire verso l’auspicata risalita, che le previsioni – in caso di una riapertura della attività produttive a maggio – segnalano come possibile già nel prossimo anno. “Per il 2021 – conferma Anna Mareschi Danieli – ci si attende un rimbalzo del Pil in FVG del +3,4%. Ma più tardi ripartiamo, più a lungo sarà difficile contenere non solo la caduta, ma anche la ripresa”.

Tornando ai dati illustrati dalla tabella sopra riportata, l’impatto della crisi sui consumi delle famiglie sarà molto forte: la chiusura delle attività commerciali e, parzialmente, di quelle produttive, si rifletteranno negativamente sui redditi, mentre il clima di incertezza colpirà la propensione al consumo. Profondamente penalizzati saranno i flussi turistici. Passata l’emergenza, inoltre, la ripresa si profila piuttosto lenta. Tali considerazioni portano a stimare per il 2020 un calo della spesa per consumi delle famiglie pari al -4,9%, mentre per il 2021 è prevista una crescita del +3,0%.

Per gli investimenti il 2020 si potrebbe caratterizzare per un crollo del -12,3%. La componente di beni strumentali risentirà della chiusura delle attività, ma anche del clima di incertezza che contribuirà a rimandare le decisioni di investimento delle imprese. Si stima anche una contrazione nelle costruzioni che riceveranno un sostegno solo dagli investimenti pubblici. Per il 2021 ci si attende un recupero, +5,4%, non sufficientemente intenso da colmare le perdite dell’anno precedente.

La natura globale della crisi si rifletterà negli scambi con l’estero. Le esportazioni regionali di beni nell’anno in corso sono attese in caduta del -10,1% a seguito di un calo più ampio nella prima parte dell’anno e un certo recupero nella seconda. L’export si porterà in positivo nel 2021, +6,6%.
Le misure di contenimento del virus e la seguente recessione andranno a colpire anche i lavoratori, soprattutto in alcuni settori. Nonostante le misure di sostegno varate dal Governo, il tasso di disoccupazione potrebbe portarsi dal 6,1% dello scorso anno al 6,9% nel 2020.

“Il quadro delineato – conclude la presidente – è di per sé eloquente. E’ chiaro che sono stime, ma rischiano persino di essere prudenziali qualora lo stop produttivo dovesse protrarsi ulteriormente. Le voci dei nostri imprenditori impegnati sul campo lo testimoniano, coralmente, giorno dopo giorno. A chi ci governa, gli imprenditori chiedono: fateci riaprire, altrimenti sarà un’ecatombe. Non si muore di solo virus, ma anche di miseria”.

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