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Cronaca & Attualità

AdessoCinema: in programma due documentari sulla tragedia del Vajont

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UDINE – Fra i numerosi registi che nel 1963 girarono, coordinati da Cesare Zavattini, il film a episodi I misteri di Roma, sulle contraddizioni sociali della capitale, c’era il napoletano Luigi Di Gianni il quale, dopo l’esondazione della diga del Vajont il 9 ottobre di quell’anno, abbandonò il collettivo di cineasti e lasciò Roma per correre a Longarone, dove realizzò due straordinari reportage, con la fotografia di Giuseppe Pinori. Il mediometraggio La tragedia del Vajont, che include fra le altre l’intervista alla giornalista Tina Merlin, è da tempo disponibile in streaming gratuito su Adesso Cinema, la piattaforma ideata e curata da VisionarioCinemazero e Cineteca del Friuli in collaborazione con Tucker Film, che da mercoledì 22 dicembre ospiterà anche il secondo reportage, Vajont (Natale ’63), conservato dalla Cineteca di Bologna. Il luogo delle riprese è il cimitero originale di Fortogna (frazione di Longarone, dove oggi si trova il cimitero monumentale delle Vittime del Vajont), sorto su un terreno individuato nei giorni immediatamente seguenti il disastro: una sterminata distesa di croci, di cui molte senza nome o con un nome ma senza un corpo perché a centinaia non sono stati ritrovati. Al centro, un albero natalizio che anziché nella piazza del paese è stato portato qui. Le interviste a due sopravvissuti raccontano il dolore della perdita delle persone più care ma anche la rabbia per una tragedia annunciata che per interessi economici non si è voluta evitare.

Un altro documento disponibile su AdessoCinema dal 22 dicembre, dal fondo della Mediateca Regionale del Veneto conservato alla Cineteca del Friuli, è Vajont ’66 di Antonio De Gregorio, esempio della mole di inchieste televisive, documentari di denuncia e opere a soggetto sul Vajont. Nel quarto inverno dopo il disastro, De Gregorio torna a Longarone per fare il punto sugli esiti della promessa, fatta agli abitanti dal Ministro dei Lavori Pubblici Pieraccini, che tutti i problemi della zona sarebbero stati risolti nell’arco di tre anni. Le immagini mostrano ancora la vastità della distruzione e le uniche due opere costruite, una scuola e un ponte. Ovunque, scritte che denunciano i colpevoli, soprattutto la SADE, ente gestore della diga. Molti dei sopravvissuti al disastro, spostati a Cimolais, abitano in casette prefabbricate e vivono grazie ai sussidi, in una persistente condizione di provvisorietà. Il catalogo completo della piattaforma AdessoCinema è su www.adessocinema.it

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