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Economia & Lavoro

Friuli terra di rilancio e futuro al centro dell’Europa

Avviato con i primi panel Open Dialogues for Future, organizzato dalla Camera di Commercio Pn-Ud, organizzato con The European House – Ambrosetti

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UDINE – Una regione, il Friuli Venezia Giulia, che in un triennio sicuramente complesso e sfidante, è riuscita a crescere, a esportare – più del resto d’Italia – ribadendo la sua posizione strategica privilegiata al centro d’Europa. Udine punta oggi a diventare anche il centro del dibattito e della riflessione sui grandi temi geoeconomici e geopolitici, con il nuovo forum “Open Dialogues for Future”, che ha preso avvio giovedì 2 marzo, con l’ideazione e l’organizzazione della Camera di Commercio Pordenone-Udine, la collaborazione di The European House – Ambrosetti e la direzione scientifica del giornalista e saggista Federico Rampini, il quale, assieme al presidente Giovanni Da Pozzo, ha aperto i lavori della due-giorni in una Sala Valduga sold out – così come le altre sale della sede camerale di Udine, collegate in videoconferenza. «La nostra Cciaa – ha detto Da Pozzo – ha iniziato a parlare di futuro nel 2010, quando non era così abituale. Con questo nuovo forum continuiamo a farlo, con un taglio che valorizza maggiormente il ruolo di Udine e del Friuli, un ruolo di traino dimostrato anche con uno sviluppo economico e con un export cresciuto di oltre il 51,3% tra terzo trimestre 2021 e 2022 e che punta ad affermare questa sua posizione privilegiata anche nell’ambito della riflessione sugli scenari futuri». «Da Pozzo ha ricordato una cosa interessante – ha aggiunto Rampini – l’exploit delle esportazioni. Ricordiamoci dove eravamo un anno fa, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: circolavano visioni allarmistiche sull’effetto guerra e sanzioni. I profeti dell’apocalisse predicevano un inverno al gelo e penurie alimentari. Nulla di tutto questo è accaduto. Ogni tanto bisogna fermarsi sulle profezie smentite e le apocalissi non avvenute e scopo di questo forum è proprio darci, tutti, degli strumenti di interpretazione del mondo più affidabili rispetto a queste facili profezie di sventura».

Il presidente di Unioncamere Andrea Prete, l’assessore alle attività produttive Sergio Bini e il sindaco di Udine Pietro Fontanini hanno portato i loro saluti in apertura, in rappresentanza degli enti che hanno dato il patrocinio all’evento, sostenuto anche da Fondazione Friuli. Nel suo intervento, l’assessore Bini ha sottolineato la profonda necessità di approfondire le tematiche della politica internazionale in ottica presente e soprattutto futura e di includere coloro i quali ne saranno protagonisti, ovvero i giovani, coinvolti direttamente in un’epoca di rapidissimi cambiamenti. Proprio in questo senso, l’assessore ha evidenziato la nuova centralità di Udine nell’offerta di grandi eventi e appuntamenti di rilevanza internazionale, che ne fanno un rinnovato capoluogo economico, culturale e di scambio di idee e innovazione, non solo in Friuli, ma a livello nazionale ed europeo (nota stampa completa da Arc). Per il presidente di Unioncamere Prete, «Open Dialogues significa interpretare alla grande il ruolo delle Camere di Commercio.Riflettere di scenari e futuro è tradurre l’azione quotidiana delle Cciaa che accompagnano le imprese nel futuro, nel digitale, nella crescita green. Abbiamo incrementato l’export non solo in valore, ma anche in volumi. Le Camere sono la casa delle imprese e soprattutto durante la pandemia le imprese hanno trovato nelle Camere un riferimento affidabile. È indiscutibile – ha aggiunto – che abbiamo vissuto tre anni sulle montagne russe. Poi, all’improvviso, abbiamo avuto degli esiti positivi insperati. I dati parlano del passato, ma ci devono aiutare per fare analisi predittive sul futuro. L’allarmismo dello scorso anno era anche comprensibile, ma abbiamo saputo tutelarci e il quadro economico si è rasserenato». In tema di geopolitica, Prete ha evidenziato che «prima il mondo era tutto disponibile. Adesso ci siamo resi conto che effettivamente ci sono aree più favorevoli e aree disagevoli. Si è creato un meccanismo di riallocazione delle imprese, ma anche di affidabilità dei mercati».

L’esordio dei “Dialoghi” si è concentrato sul tema caldo del momento, la guerra in Ucraina, analizzandone le conseguenze geopolitiche, i rischi di escalation, il ruolo di Usa e Cina, ma anche del ruolo dell’Italia e in particolare del Nordest in questo scenario. A parlarne, moderati da Silvia Boccardi, giornalista Will Media e Sky Tg24, sono stati Arduino Paniccia (Presidente di Asce Scuola di Competizione Economica Internazionale), Orietta Moscatelli (Askanews; Limes) e Gilles Gressani (Direttore, Le Grand Continent; SciencesPo). «Siamo passati – ha detto Gressani – da una tripartizione in consumatori, flussi e orizzontalità a quella di oggi: dove prima c’erano consumatori oggi ci sono cittadini da armare contro un nemico, dove c’erano flussi oggi ci sono stock da riempire perché non ci siano carenze. Il mondo orizzontale, infine, non è più credibile ma va ridefinito un quadro di alleanze. Siamo in fase molto ambigua ed enigmatica, in un interregno di incertezza in cui dobbiamo riuscire a ridefinire equilibri. Dobbiamo uscire da questa passività che ci porta a subire i cambiamenti e andare verso una mentalità che ci renda protagonisti e fautori di questi cambiamenti». «Dobbiamo definire – ha aggiunto Paniccia – qual è il ruolo della nostra area in questa situazione: siamo un’area importante ma non abbastanza rappresentata e non abbastanza presente». E il ruolo dell’Europa e del Mediterraneo sono stati poi approfonditi anche panel successivo, con Federico Rampini, Antonio Zanardi Landi (Ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede; già Ambasciatore d’Italia in Russia) e Paolo Petiziol (Presidente, Associazione Mitteleuropa). «Abbiamo un sistema industriale eccezionale  – ha detto Zanardi Landi -. Rimane il problema della sicurezza, che non è risolto. Sono stato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e ne sono uscito preoccupato. Si è parlato di come adattare il sistema europeo alla guerra e non di politica estera. A mio parere, un po’ di pessimismo c’è, perché una Russia instabile e pesantemente sconfitta è un rischio per tutti a livello internazionale. Oggi possiamo far tutto tranne che mostrare diversità di visioni, ma dobbiamo già cominciare a riflettere su come affrontare la situazione quando questa guerra sarà finita». Zanardi Landi ha anche parlato del ruolo della Polonia, ribadito anche da Rampini. «Varsavia  – ha detto – aveva capito subito quanto reale fosse il rischio dell’invasione dell’Ucraina paventato dagli Stati Uniti. Esiste un asse Washington-Varsavia». Quanto al Mediterraneo, «sembra in ebollizione – ha detto -, con rischi e opportunità molto grandi». La questione Mediterranea, per Rampini, è nuovamente una questione energetica importante.

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