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Cronaca & Attualità

Novelli (Fi): «L’hotspot lo si faccia in una delle ex caserme della montagna»

“La Maggioranza si riunisca, faccia sintesi e proponga una soluzione al Governo, ipotizzando una collocazione diversa da Jalmicco e meno impattante per la comunità regionale”

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FVG – “Meglio un hotspot sicuro, servito e, magari, collocato in una ex caserma in montagna che non interferisca con le comunità locali con esperimenti come l’accoglienza diffusa. Meglio la dialettica del Centrodestra rispetto alla retorica ipocrita, buonista e razzista al contrario della Sinistra. Conta il senso di responsabilità: chi governa, decide. La Maggioranza si riunisca, faccia sintesi e proponga una soluzione al Governo, ipotizzando una collocazione diversa da Jalmicco e meno impattante per la comunità regionale”.
Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia, torna sul tema migranti e chiarisce, sin dalla premessa, cosa sia un hotspot: “Ovviamente arriva sempre qualche intellettuale della Sinistra che, anziché affrontare il tema reale, si mette a fare analisi del testo. Non si tratta di chiamarlo in italiano, inglese o cinese, qui dobbiamo spiegare cosa fa un hotspot: operazioni di soccorso, prima assistenza sanitaria e identificazione. Da quel momento, il migrante può ripartire verso altri lidi, tra l’altro senza provocare alcuna nostalgia da parte nostra”.

“Inutile – aggiunge Novelli – creare narrazioni terroristiche per alimentare i soliti stereotipi della Destra cattiva. La Sinistra, facendo questo gioco, si scava la fossa elettorale da sola. Il tema è: ci sono tanti migranti? L’hotspot diventa una via percorribile. Però scegliamo con accuratezza la sede”.
Il consigliere rimarca: “L’accoglienza diffusa è un sistema che crea destabilizzazione e insicurezza alle persone, soprattutto ad alcune categorie, e ne indispettisce altre. La politica ha il dovere di tutelare la comunità regionale prima di mettersi a fare filantropia internazionale. Qui si vede la differenza tra noi e i professorini della sinistra”.
Infine, Novelli esprime l’auspicio che “si possa individuare un’area periferica, magari una delle caserme non più in uso in aree isolate presso la quale ospitare i migranti. Sosteniamo le spese sanitarie, per vitto e alloggio: non sarà un problema accollarci gli oneri per il trasporto. Creiamo un centro sicuro per loro e, sottolineo, per la nostra comunità”.

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