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Il meglio per il meglio! Antonio Onorato, ovazione a Marano Borghi Swing

Incanto di jazz mediterraneo: straordinaria performance del chitarrista napoletano, uno dei più grandi musicisti italiani, in una serata magica aperta dai GreenTea Infusion e conclusa dai Quintorigo a quello che è diventato il miglior festival made in FVG

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foto: Angelo Salvin e Gianni C. Peressotti

Marano Lagunare – Sembra un controsenso, un ossimoro, ma ci sono musicisti che con un tocco magico riescono a trasformare questa musica, il jazz – notturna per antonomasia, e che si porta dietro un immaginario collettivo di strade malfrequentate, locali loschi, fumo, nebbia, colori spenti, pensieri spesso autodistruttivi, il tutto naturalmente around midnight – in qualcosa di solare, di magneticamente innovativo, riassumendo tutti i colori del mondo in una sola nota, in una pausa, in un accordo. Ecco, Antonio Onorato, è uno di questi eletti: Re Mida della chitarra, trasforma qualsiasi pezzo in un’esecuzione magistrale, non tanto dal punto di vista tecnico (tecnicamente è un mostro, non si discute) quanto di generosità musicale, se mi si passa il termine.

La serata clou della quinta edizione di MBS – formula consolidata con tre concerti in altrettante piazzette del centro storico e sempre altrettante offerte enogastronomiche – si era aperta con la freschissima proposta dei GreenTea Infusion, quartetto che amalgama sapientemente giovani di belle speranze ed amici della vecchia guardia. Sul mio personalissimo taccuino riporto lo slapping sulla perpendicolare di Rio modello Azymuth del giovanissimo Pietro Liut, atmosfere Yellow Jackets stesso periodo storico qualche parallelo più a nord, la classe del Fender Rhodes di Franco Fabris, anno di fabbricazione 1974, valore inestimabile.

Il tutto è più della somma delle parti. E’ questo l’assioma che sintetizza le serate maranesi. Già, perchè la forza di Marano Borghi Swing è la serata e non i singoli concerti: con la somma di queste tre esibizioni (operazione valida per ogni data del programma) si ottiene infatti molto di più delle stesse, perchè il risultato è un seratone pazzesco. Il consiglio – per la prossima edizione – è che vanno seguiti tutti con posa da flaneur in un percorso musicale, culinario e di valorizzazione territoriale che ha ben pochi paragoni.

Torniamo ad Onorato. La prima cosa che ti colpisce è quella capacità di coinvolgere nel suo mondo in primis i suoi compagni di viaggio in un’impresa dal dispendio fisico e mentale che ritorna ed appaga, come in un loto infinito, e di conseguenza il pubblico a seguire, quasi ipnotizzato. Il concerto è un’esperienza mistico-musicale: prende spunto dai costumi ritmico-armonici di tutto il mondo ma proprio nella mediterraneità fissa il perno sul quale gira tutto quasi a stravolgere le regole del planisfero. Arcobaleno a 3/4 e un po’ in apertura, ed è subito delirio!

Echi di Pino Daniele, alla stregua di un piccolo biglietto da visita appoggiato con nonchalance ed assoluta eleganza per ricordare chi è, chi è stato, chi siamo stati, da dove veniamo e forse dove stiamo andando; atmosfere da neapolitan power, accenti internazionali che si fondono con la più squisita tradizione popolare. Un ciclone di energia, tecnica, studio, intuizione, lavoro, istinto, ricerca ricerca ricerca e ancora ricerca.

Più tardi, sullo sfondo della piazza Colombo, che tutti noi chiamiamo lì della pescheria, con i battelli in arrivo dalla laguna e che regalano una speciale cornice love boat, prestazione a dir poco convincente dei Quintorigo con Alessio Velliscig confermatissimo vocalist, sempre più in parte. L’esperienza Mingus sulle strade del blues è davvero un progetto di pregevole fattura e di fortissimo impatto, ideale per chiudere una notte interminabile dove tutto praticamente è perfetto.

Ed eccola: la tammuriata nera. Una musica ancestrale che dall’ineguagliabile tradizione partenopea coinvolge tutto e tutti, partendo dalle viscere più oscure della terra e salendo fino alle Zenit –  con ogni probabilità – passando per il Vesuvio.

Sono veri, spontanei e genuini i ringraziamenti e gli abbracci finali di Antonio a Maurizio Pagnutti (batteria), Paolo Viezzi (basso) e Mimmo Dragotti, tecnico del suono nonché amico fraterno. Il sole scende oltre l’orizzonte sull’ultima nota del bis così come piazza Frangipane si illumina di un altro tipo di luce.

E al termine dell’esibizione, quattro chiacchiere amabili nelle quali, con la consueta disponibilità, ci conferma anche il suo di entusiasmo per «un posto davvero molto bello, ideale per la mia musica, perfetto per… chi tene ‘o mare!» ed approfondendo sugli ultimi due anni da musicista ci confida «guarda per me non è cambiato niente, piuttosto è cambiato molto in positivo, in controtendenza col periodo storico, soprattutto a livello sentimentale ed emotivo dove ho trovato tanta serenità. Vivo tra Napoli e Venezia, due città magiche, mi trovo sempre immerso in questa magia di bellezza, anzi circondato è il termine perfetto, e questa cosa si riflette nella mia musica: +incamero +esce fuori… di bellezza.» 

Così se la libera repubblica di Marano (Borghi Swing) – dove si tiene attualmente il miglior festival del FVG – avesse un inno, sarebbe di certo composto da Antonio Onorato. Appuntamento al 2023!

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